Lavorare in elettroacustica
Questo mese Mattia Cobianchi ha temporaneamente accantonato il suo ruolo di ingegnere per assumere quello di “tutor didattico”, ovvero di chi aiuta a scegliere un percorso di studi idoneo a quanti desiderassero intraprendere una carriera nel campo a lui ben noto dell’elettroacustica.
In primo luogo fa notare come questo settore sia in forte sviluppo, poiché altoparlanti e microfoni si stanno diffondendo ovunque, anche dove un tempo era impensabile, andando ben oltre il settore a noi caro dell’audio hi-fi e professionale. E fa notare che per quanto in Italia non manchino aziende importanti in questo settore (nelle pagine a seguire ne visitiamo una che recentemente ha più che raddoppiato il proprio staff di tecnici addetti alla ricerca e sviluppo per i suoi prestigiosi sistemi di altoparlanti), è affacciandosi sul mercato del lavoro su scala internazionale che paesi come la Germania, il Regno Unito e la Francia – volendo restare in Europa – ma non di meno gli USA e la Cina: “fagocitano a ritmi impressionanti i talenti europei in ambito audio ed elettroacustico”.
Non a caso lui stesso lavora oramai da anni nel Regno Unito, come Senior Transducer Engineer alla Bowers & Wilkins / Sound United, ma come lui molti altri sono i talenti italiani che in questo settore hanno approfondito o stanno mettendo a frutto la loro esperienza in ambiti internazionali.
L’elettroacustica offre quindi buone possibilità di lavoro e di crescita professionale partendo in ogni caso da solide basi formative di natura scientifica. Basi che attengono principalmente agli studi di ingegneria, soprattutto elettronica o meccanica, ma anche di fisica; da approfondire poi con corsi e master specifici come quelli che Mattia ha indicato nell’articolo pubblicato alle pagine 10-13 di questa stessa rivista. Corsi organizzati e proposti da diversi istituti universitari, in Italia e in Europa.
Non meno importante, soprattutto per chi nutre una forte passione per la materia, è la formazione autodidatta che si può apprendere dalla lettura di riviste, come AUDIOreview, e di libri specifici, alcuni dei quali risultano particolarmente istruttivi ed accessibili anche a chi non dispone di una preparazione fisico-matematica di livello universitario, ma bisogna comunque avere familiarità con la lingua inglese, che è quella di riferimento non solo in ambito elettroacustico ma in ogni settore, salvo rare eccezioni, dello scibile umano. Un elenco dei testi più interessanti è riportato nell’articolo, ed è integrato anche dalle principali risorse messe a disposizione, in modo più o meno gratuito, dalla grande rete.
Chi ha voglia di imparare ha quindi enormi possibilità di apprendimento e di crescita in un ambito, quello elettroacustico, dove c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e da conoscere. Alla base di tutto, però, non può mancare una buona dose di curiosità e di passione per la materia, magari alimentata anche da altrettanta passione per la musica e per il buon ascolto. A parte la lettura – o meglio – lo “studio” di libri e di riviste, ancor più importante è la messa in pratica di quanto si apprende: sperimentare, sperimentare e sperimentare.
Nulla è più istruttivo ed appagante dell’attività pratica, componente immancabile di ogni percorso di apprendimento che voglia essere davvero efficace. Tanto in elettronica quanto in acustica, la sperimentazione pratica non è solo un metodo per crescere e per imparare in modo permanente ma è anche la strada maestra che porta alla realizzazione di sé stessi attraverso l’espressione della propria creatività. Ne sanno qualcosa gli appassionati di autocostruzione, che nell’ambito dell’elettroacustica sono in alcuni casi capaci di spingersi, per pura soddisfazione personale, a livelli di affinamento che vanno ben oltre lo standard della produzione industriale. Ma questa è un’altra storia…
Buona lettura e buoni ascolti con il nuovo numero di AUDIOreview.
Mauro Neri