
Volendo iniziare il nuovo anno con i migliori auspici che vengono dalla concretezza dei fatti più che dalle parole, salto a pie’ pari ogni convenevole e passo alla sostanza, ovvero ai contenuti del primo numero di AudioReview del 2021. Contenuti che sono ancora una volta ricchi e vari.
L’argomento portante, a cui dedichiamo la copertina, nasce dalla constatazione che esistono nel mondo dell’audio hi-fi prodotti di qualità eccellente realizzati in Italia da piccole realtà produttive, pressoché ignorate dal mercato interno ma che, per loro fortuna e sussistenza, godono di un certo credito sui mercati esteri.
Nelle pagine – e talvolta anche nelle copertine – di riviste tedesche, americane, asiatiche e perfino australiane, è possibile trovare recensioni che esaltano l’eccellenza di alcuni prodotti italiani che però da noi sono sconosciuti ai più. È il caso, ad esempio, di marchi come Albedo, Aqua, Canever, i cui prodotti risultano praticamente introvabili nei negozi italiani, anche in quelli più specializzati.
Una stranezza che si spiega col fatto che i mercati esteri sono molto più ricchi e aperti del nostro, dove i rivenditori trovano più facile e conveniente affidarsi a marchi famosi e a distributori che agiscono anche da finanziatori garantendo modalità di pagamento estremamente vantaggiose.

Per i piccoli produttori italiani è quindi più facile fare fortuna sui mercati esteri, che assicurano pagamenti immediati a fronte di prodotti affidabili e di indubbia qualità. In generale si tratta di apparecchi di notevole pregio e quindi di alto costo, benché necessariamente competitivi con i prodotti di aziende e marchi internazionali. Al contempo sono in tiratura limitata, come si conviene per aziende di piccole dimensioni, che uniscono una meticolosa cura artigianale – nel senso migliore del termine – ad una realizzazione con standard professionali di alto livello. Ad esempio, le schede di circuito stampato dello ZeroUno DAC di Canever sono a quattro strati e con rame di alto spessore.
Non meno eccellente è la costruzione dello streamer LinQ di Aqua, un “ponte musicale” tra “network storage & DAC” come lo definisce in copertina la rivista inglese Hi-Fi News.

Entrambi in prova su questo numero di AudioReview, così come gli splendidi diffusori Albedo Amira, modello più piccolo e più recente della sua produzione. Un gioiello sotto ogni aspetto, dal design alla costruzione e, soprattutto, al suono.
Sì, il suono, aspetto fondamentale della nostra “mission” e che trova ampia soddisfazione nei prodotti citati.

Un altro dei fattori principali che accomuna questi apparecchi ed i responsabili delle rispettive aziende produttrici è la passione per il bel suono e per la tecnologia. Dai loro prodotti emerge infatti un lavoro fatto di approfonditi studi teorici, misure di laboratorio e innumerevoli sedute di ascolto.
Resta il fatto che si tratta comunque di oggetti che costano migliaia di euro (non decine di migliaia come l’hi-end ultimamente ci sta abituando). Cifre alla portata di pochi, scriviamolo chiaramente, e credo sia invece doveroso da parte della nostra rivista scovare e provare anche prodotti di fascia più abbordabile e popolare.

Non a caso, infatti, questo mese abbiamo in prova gli abbordabilissimi
nonché eccellenti diffusori Bowers & Wilkins 607 S2 Anniversary Edition, compatti e molto ben suonanti, così come la cuffia Philips Fidelio X3.

C’è poi il The House of Marley “Stir It Up Wireless”, un giradischi che costa 250 euro compresa la testina e il pre fono integrato!
Certo, è un prodotto ai limiti dell’audio hi-fi ma che possiamo definire “miracoloso” rispetto alle fonovaligie di quando ero ragazzino e con le quali gran parte dei nostri lettori ha iniziato a muovere i primi passi nell’entusiasmante mondo dell’audio e della musica ad alta fedeltà.

Per chi invece vuole sognare o, magari, può permettersi impianti hi-end da decine di migliaia di euro, abbiamo in prova – in anteprima assoluta – un prodotto tedesco di livello stratosferico, ovvero l’amplificatore integrato Audionet Humboldt.

Non da meno è il preamplificatore Mola Mola Makua, apparecchio modulare disegnato da un progettista di fama mondiale come Bruno Putzeys, già inventore degli ampli Hypex, e certo all’avanguardia sotto il profilo tecnologico.

I lettori amanti della tecnica troveranno nutrimento per le loro menti e sicura soddisfazione, non solo nelle prove dei citati apparecchi (peccato che i progettisti siano sempre avari di informazioni ma noi facciamo del nostro
meglio per cavarne dai loro prodotti) ma anche negli articoli “da studiare”, come quello di Giovanni Bianchi, sulla stabilità dei circuiti elettrici, e quello di Andrea Rubino, dedicato ai carichi acustici in linea di trasmissione.

Questo in particolare meriterebbe l’intera copertina per
l’originalità, la completezza e il valore tecnico scientifico. È forse il più avanzato trattato (definirlo articolo sarebbe riduttivo) sul tema della linea di trasmissione e dove l’autore offre, bontà sua, anche un validissimo
software di simulazione da scaricare gratuitamente dal suo sito:
transmissionlinespeakers.com/spicytl/
Cito infine l’articolo di Fabrizio Montanucci per la serie “il suono delle misure”, che questo mese ci spiega come leggere ed interpretare i grafici di CCL, ovvero la “Caratteristica di Carico Limite” degli amplificatori, e ci ricorda inoltre che i “watt RMS” non esistono.

Chiudo citando la consueta ed ampia sezione musicale di AR, non solo per ricordare che l’audio hi-fi esiste perché rende immortale la musica e il piacere infinito che ci dona, ma anche per allertare i lettori a non farsi deprimere dall’editoriale questa volta molto pessimista – redatto dal coordinatore, Federico Guglielmi.
Confesso che alla prima lettura mi aveva un po’ sconcertato, ma c’è una frase dirimente, che abbiamo evidenziato in grassetto, che dimostra come
alla base dei suoi “brutti pensieri” ci sia solo e sempre l’amore per la musica, e questo è quel che conta.
Buona lettura e buon ascolto di un altro bel numero di AudioReview.
Mauro Neri