McIntosh C1000

Chi sia McIntosh e cosa rappresenti per il nostro mondo dovrebbero saperlo anche i sassi, ma poiché in qualsiasi attività ludica o culturale esistono dei neofiti, per loro ricorderemo brevemente che l’azienda che ha sede in Binghamton, nello stato di New York, è stata una delle artefici della nascita dell’alta fedeltà, e ne ha seguito l’evoluzione mantenendo saldamente stabili la propria visione d’insieme e le proprie conquiste di ricerca, molte delle quali confluite in brevetti sin dagli anni ’50.

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I prodotti McIntosh, in generale, si sono sempre collocati nella fascia alta del mercato, con incursioni non molto frequenti in fascia media. Nondimeno la recente introduzione del C1000 ha stupito un po’ tutti: un preamplificatore a due-tre telai che in configurazione massima supera abbondantemente gli 80 milioni del proverbiale vecchio conio, ed è il più raffinato mai prodotto da McIntosh, è una sfida impegnativa anche per un nome come questo.

Descrizione e funzioni

“Il dibattito su chi suoni meglio, valvole o transistor, è ancora forte dopo quaranta anni. McIntosh eccelle in ambo le tecnologie ed il C1000 alza il livello una volta ancora. Un progetto a tre châssis che permette all’acquirente la flessibilità di scegliere tra stato solido, tubi a vuoto od entrambe le tecnologie”. Queste, in poche parole, le ragioni che hanno portato i tecnici Mac a sviluppare un prodotto con un controller separato, in grado di comandare ed alimentare due unità di preamplificazione identiche per dimensioni e connettività, nonché alquanto simili anche nelle specifiche tecniche, una sola delle quali però (la C1000P, in vari punti indicata semplicemente come “C1000” quasi fosse la versione di “default” del componente) tutta a stato solido.

Interno dell’unità di controllo C1000C. La sezione di controllo logico richiede uno spazio talmente piccolo da essere praticamente invisibile rispetto a quella di alimentazione, che è dimensionata per poter operare contemporaneamente con ambo le versioni del pre.

Interno dell’unità di controllo C1000C. La sezione di controllo logico richiede uno spazio talmente piccolo da essere praticamente invisibile rispetto a quella di alimentazione, che è dimensionata per poter operare contemporaneamente con ambo le versioni del pre.

La soluzione del controller separato non è ovviamente nuova, è in voga da diversi anni nell’alta fedeltà di punta e l’abbiamo già incontrata ad esempio nel Mark Levinson No. 32 provato su AUDIOreview 200, ma McIntosh l’aveva già impiegata nel C100 del 1997, ovvero nel primo degli stadi evolutivi del proprio preamplificatore di punta che vede proprio nel C1000 la terza e più aggiornata fase.

I vantaggi di questo modo di impostare il progetto sono consistenti: il controller ospita, blinda e raffina al massimo grado le alimentazioni, avviando all’unità di preamplificazione solo tensioni continue e stabilizzate, le cui correnti possono facilmente essere rese del tutto statiche a regime con la conseguente assenza di trasmissioni elettromagnetiche. Ospita e confina poi anche i circuiti logici, che con i loro clock irradiano sia pur deboli onde quadre ad altissima frequenza, permettendo di inviare al pre comandi elettrici attuativi (livello di volume, selezione degli ingressi, etc.) che hanno una componente variabile solo nel momento in cui vengono emanati; il preamplificatore vero e proprio può inoltre essere “pensato” senza vincoli geometrici legati alla necessità di isolare le sezioni critiche dalle interferenze di cui sopra.

Interno del preamplificatore C1000P. Le piastre dei due canali non sono identiche né speculari, il layout di ciascuna è stato ottimizzato singolarmente. Da notare il gran numero di commutatori elettromeccanici ed i due moduli integrati fono per testine a bobina mobile, blindati e collocati a ridosso delle prese d’ingresso.

Interno del preamplificatore C1000P. Le piastre dei due canali non sono identiche né speculari, il layout di ciascuna è stato ottimizzato singolarmente. Da notare il gran numero di commutatori elettromeccanici ed i due moduli integrati fono per testine a bobina mobile, blindati e collocati a ridosso delle prese d’ingresso.

Nel C1000 c’è però una progressione ulteriore: non solo la macchina può essere adattata ad un contesto di sorgenti/finali/elaboratori estremamente complesso, ma per ogni sorgente è possibile scegliere la tecnologia che più si confà ai propri gusti, optando ad esempio per le valvole nel caso dei dischi analogici (il fono MM del C1000T è a tubi) e della radio FM, ed affidando allo stato solido i compact disc, i super audio CD e molto altro ancora, visto che quando sono usati insieme il C1000P ed il C1000T rendono disponibili ben 18 ingressi.

A questo punto, però, qualcuno tra i più tecnici dei lettori inizierà probabilmente ad avere qualche perplessità, relativa ad una domanda fondamentale “e come fanno a mettere insieme le uscite per poterle mandare allo stesso finale?”. La risposta indiretta del manuale è “mettendole in parallelo”, un’operazione direttamente possibile a livello di prese bilanciate d’ingresso in alcuni finali McIntosh, ma attuabile con qualsiasi altro ingresso bilanciato singolo grazie ai “Balanced Line Integrator” forniti a corredo (v. foto). Una volta aperti, questi adattatori si rivelano consistere in due prese XLR di ingresso e tre di uscita, tutte direttamente in parallelo sui pin omologhi. Le perplessità del lettore tecnico a questo punto aumenteranno fino al livello di guardia: “d’accordo, così facendo il pilotaggio in parallelo è possibile, però l’uscita attiva si troverà ad avere come carico quella inattiva, con conseguente dimezzamento del segnale e del guadagno. Inoltre, anche se il dimensionamento degli stadi di uscita è certamente eccezionale, non è in generale buona norma far lavorare uno stadio di linea su un’impedenza così bassa e per di più non passiva”.

Interno del preamplificatore C1000T. Come in altre realizzazioni McIntosh delle ultime generazioni (ma non solo: pensiamo ad esempio ad Audio Research) la definizione di “valvolare” è da intendersi in modo tutt’altro che integralista, essendo 8 i tubi impiegati e largamente sovrastante il numero di componenti a stato solido anche sul segnale, a partire dagli stadi fono MC. Peraltro sbaglierebbe completamente chi ipotizzasse per questa unità un “adattamento” valvolare del C1000P, basta guardare le piastre per rendersi rapidamente conto che il progetto è del tutto diverso, con forti ed ovvie analogie solo negli stadi d’ingresso.

Interno del preamplificatore C1000T. Come in altre realizzazioni McIntosh delle ultime generazioni (ma non solo: pensiamo ad esempio ad Audio Research) la definizione di “valvolare” è da intendersi in modo tutt’altro che integralista, essendo 8 i tubi impiegati e largamente sovrastante il numero di componenti a stato solido anche sul segnale, a partire dagli stadi fono MC. Peraltro sbaglierebbe completamente chi ipotizzasse per questa unità un “adattamento” valvolare del C1000P, basta guardare le piastre per rendersi rapidamente conto che il progetto è del tutto diverso, con forti ed ovvie analogie solo negli stadi d’ingresso.

Tutto vero, ed è per questo che siamo andati a verificare cosa accadeva in questa circostanza applicando il segnale ad un ingresso, connettendo le uscite di linea omologhe dei pre all’adattatore e l’uscita di questo all’entrata del voltmetro di misura. Attaccando e staccando l’uscita di linea del pre inattivo abbiamo avuto per un attimo la sensazione che McIntosh non avesse solo ridefinito lo stato dell’arte della preamplificazione, ma anche le leggi della fisica, ed in particolare la seconda di Kirchoff…

Chi acquisterà ambo le versioni del preamplificatore verrà a trovarsi probabilmente con sorgenti collegate all’una ed all’altra unità, quindi con segnali di pilotaggio per i finali presenti su prese diverse. Se gli amplificatori di potenza non dispongono di prese d’ingresso doppie e bilanciate in parallelo, bensì di singole prese bilanciate, è possibile il pilotaggio alternativo dai due pre mediante questi adattatori “Balanced Line Integrator”, che hanno due entrate bilanciate e tre uscite per poter comunque operare in multi-amping.

Chi acquisterà ambo le versioni del preamplificatore verrà a trovarsi probabilmente con sorgenti collegate all’una ed all’altra unità, quindi con segnali di pilotaggio per i finali presenti su prese diverse. Se gli amplificatori di potenza non dispongono di prese d’ingresso doppie e bilanciate in parallelo, bensì di singole prese bilanciate, è possibile il pilotaggio alternativo dai due pre mediante questi adattatori “Balanced Line Integrator”, che hanno due entrate bilanciate e tre uscite per poter comunque operare in multi-amping.

Accadeva infatti di notare un calo, ma non della metà, bensì minimo. Un’ulteriore verifica (un segnale generato dalla strumentazione ed applicato sulle uscite) permetteva di appurare che le uscite dei pre Mac sono in grado di “capire” se il segnale presente su di loro è stato generato internamente o meno, e nel secondo caso commutano su una modalità ad alta impedenza (circa 22 kohm) che evita i problemi sopra ipotizzati; una soluzione brillante e non citata nei documenti a corredo, peraltro alla pari di tante altre.

Dal punto di vista utilizzativo, le possibilità a disposizione sono davvero tante, ed occorrerebbe forse una consistente porzione della rivista per descriverle compiutamente. Da citare obbligatoriamente sono comunque quelle opzioni di setup che permettono di adattare l’impedenza degli ingressi fono in termini di capacità per quello MM (da 50 a 750 pF a passi di 50, con la resistenza fissa a 47 kohm) e di resistenza per quello MC (25, 50, 100, 200, 400 e 1000 ohm) e di regolare entro ±6 dB la sensibilità degli ingressi, in modo da avere percettivamente la stessa sensazione di intensità al variare della sorgente selezionata. Nonostante la complessità, l’uso del C1000 si è rivelato assolutamente “friendly”, e privo di quelle forme di altezzosità un po’ bizzarre riscontrabili in altri progetti di alto livello. Quando lo si accende, ad esempio, il tempo di attesa è quello minimo necessario per la stabilizzazione dei circuiti ed il riscaldamento dei filamento dei tubi, nulla più. In altre circostanze, sembra che la logica che governa l’accensione sia del tipo “maggiore il pregio del componente, maggiore il tempo di warm up”, come se un pre serio debba controllare l’andata a regime di centinaia di parametri interni prima di poter accettare di amplificare un segnale (mentre nella pratica totalità dei casi non avviene assolutamente nulla).

I 4 cavi multipolari che connettono i C1000C con le unità di preamplificazione. La loro estensione relativamente limitata chiarisce che nelle intenzioni del progettista questi componenti vanno collocati uno sull’altro, naturalmente garantendo le distanze minime di aerazione ben descritte nel manuale.

I 4 cavi multipolari che connettono i C1000C con le unità di preamplificazione. La loro estensione relativamente limitata chiarisce che nelle intenzioni del progettista questi componenti vanno collocati uno sull’altro, naturalmente garantendo le distanze minime di aerazione ben descritte nel manuale.

Interno

La struttura circuitale del C1000 è integralmente dual mono, i cavi multipolari che connettono il controller ai preamplificatori sono doppi proprio in ossequio a questa impostazione. L’interno dei componenti segue pure rigidamente questa filosofia, con una paratia metallica centrale che separa i due lati. La componentistica è tutta di precisione, con resistenze a film metallico e condensatori con dielettrico a bassa perdita, con l’apice negli stadi fono, che montano resistenze allo 0.5% e condensatori con tolleranza 1%. Tutte le commutazioni sul segnale sono affidate a relè di tipo Reed, dei pregevoli Hamlin HE3321 i cui terminali in ferro-nichel sono sigillati in atmosfera inerte all’interno di una capsula di vetro.

Il retro dell’unità di controllo C1000C. Dalle prese del lato superiore è possibile gestire l’accensione remota sia dei finali che di qualsiasi altra sorgente connessa agli ingressi, anche perché la tensione di trigger è regolabile da setup tra 5 e 12 volt. Una presa “pass-thru” opera poi in ricezione da un eventuale processore multicanale tipo MX135 per comandare il passaggio diretto dei segnali destinati ai canali frontali. Le otto “data ports” smistano invece verso le sorgenti i segnali di controllo inviati tramite telecomando, il cui sensore può essere delocalizzato sfruttando un’altra apposita spina di espansione. I quattro connettori a 21 poli del lato inferiore trasmettono indipendentemente alimentazione e segnali di controllo ad ogni singolo canale delle unità di preamplificazione C1000T e C1000P.

Il retro dell’unità di controllo C1000C. Dalle prese del lato superiore è possibile gestire l’accensione remota sia dei finali che di qualsiasi altra sorgente connessa agli ingressi, anche perché la tensione di trigger è regolabile da setup tra 5 e 12 volt. Una presa “pass-thru” opera poi in ricezione da un eventuale processore multicanale tipo MX135 per comandare il passaggio diretto dei segnali destinati ai canali frontali. Le otto “data ports” smistano invece verso le sorgenti i segnali di controllo inviati tramite telecomando, il cui sensore può essere delocalizzato sfruttando un’altra apposita spina di espansione. I quattro connettori a 21 poli del lato inferiore trasmettono indipendentemente alimentazione e segnali di controllo ad ogni singolo canale delle unità di preamplificazione C1000T e C1000P.

L’area di contatto è trattata con una prima laccatura in oro, cui segue una di rodio ed un’ultima di rutenio, un metallo di transizione utilizzabile addirittura in leghe superconduttive (a temperature pochi K sopra lo zero assoluto) ed impiegato nei contatti elettrici per via delle proprietà indurenti che conferisce alle leghe con alcuni metalli, come peraltro il rodio, che eccelle nella stabilità e nella minimizzazione della resistenza di contatto. Altro fattore tecnico di rilievo insito in ambo i C1000 è il controllo di volume, da un lato per le proprietà ergonomiche del sistema di encoding, del tutto simili per prontezza attuativa al classico potenziometro ma con tutte le connotazioni di precisione, stabilità e ripetibilità dei regolatori digitali, ma anche per la sua struttura generale. Si tratta infatti di un sistema a due stadi, che attenua sia prima che dopo l’amplificazione di linea in modo da minimizzare il residuo di rumore da questi prodotto quando sono richieste attenuazioni consistenti. L’operazione viene svolta su ogni canale attraverso un singolo attenuatore integrato CS3310, ben noto ed utilizzato da anni anche in ambito hi-end (Jeff Rowland, ad esempio), che essendo stereo agevola la realizzazione compatta di questa soluzione.

Retro dell’unità di preamplificazione C1000P, a stato solido. Essendo indipendenti i canali e speculare la struttura, esiste un asse centrale di simmetria sinistro-destro che porta ad avere prese piuttosto distanti per i canali di alcune unità esterne, in particolare quelle per processore esterno e verso i registratori. Nessun problema per le connessioni bilanciate, che sono sempre singole, mentre per quelle sbilanciate (è da sottolineare che con un pre del genere sarebbe quasi un delitto usare connessioni sbilanciate…) non è possibile adottare cavi accoppiati. Fanno eccezione gli ingressi per fonorivelatori, disposti centralmente, come è logico avvenga dato che soprattutto in quel caso l’apertura della spira associata alle connessioni comuni di massa potrebbe avere conseguenze deleterie.

Retro dell’unità di preamplificazione C1000P, a stato solido. Essendo indipendenti i canali e speculare la struttura, esiste un asse centrale di simmetria sinistro-destro che porta ad avere prese piuttosto distanti per i canali di alcune unità esterne, in particolare quelle per processore esterno e verso i registratori. Nessun problema per le connessioni bilanciate, che sono sempre singole, mentre per quelle sbilanciate (è da sottolineare che con un pre del genere sarebbe quasi un delitto usare connessioni sbilanciate…) non è possibile adottare cavi accoppiati. Fanno eccezione gli ingressi per fonorivelatori, disposti centralmente, come è logico avvenga dato che soprattutto in quel caso l’apertura della spira associata alle connessioni comuni di massa potrebbe avere conseguenze deleterie.

L’ingresso fono della versione a tubi è per l’appunto realizzato a valvole, ovvero con 4 doppi triodi 12AX7A, ed altrettanti ne impiega lo stadio di linea, collocato frontalmente ed accattivantemente illuminato di verde all’accensione. In ambo le unità il fono MC è invece a stato solido, con un modulo blindato capace di un rumore allo stato dell’arte, oltre che dello stesso grado di precisione che accomuna tutti gli altri stadi.

La complessa struttura a blocchi del preamplificatore C1000P, quella della versione a stato solido è identica salvo che per la mancanza del livello di alimentazione a 300 volt, che serve ovviamente per l’anodica dei tubi.

La complessa struttura a blocchi del preamplificatore C1000P, quella della versione a stato solido è identica salvo che per la mancanza del livello di alimentazione a 300 volt, che serve ovviamente per l’anodica dei tubi.

Dal punto di vista del rumore, la migliore collocazione per l’attenuatore di volume è quella dell’esempio 2, tratto dal manuale del C1000: non essendoci a valle uno stadio attivo come nell’esempio 1 (la situazione tipica della grande maggioranza dei pre), che ha un residuo di rumore proprio indipendente dall’intensità del segnale applicato al suo ingresso, il rumore presente all’ingresso viene attenuato come il segnale, ed il rapporto tra i due rimane alto e costante. Se però è richiesta, com’è normale, una certa amplificazione, lo stadio precedente potrebbe avere problemi di dinamica. Nel pre McIntosh si ricorre invece alla struttura dell’esempio 3, che ripartisce l’attenuazione richiesta tra i due attenuatori in serie in modo da massimizzare quella di uscita e ridurre quella d’ingresso di quanto basta ad evitare saturazioni. In questo modo il rapporto segnale/rumore rimane alto per qualsiasi posizione di volume. Questa caratteristica ha consentito di effettuare la misura di bilanciamento scendendo per la prima volta ben sotto gli 80 dB standard, che pure già rappresentano un limite molto impegnativo e non raggiunto da buona parte dei preamplificatori sottoposti a misure.

Dal punto di vista del rumore, la migliore collocazione per l’attenuatore di volume è quella dell’esempio 2, tratto dal manuale del C1000: non essendoci a valle uno stadio attivo come nell’esempio 1 (la situazione tipica della grande maggioranza dei pre), che ha un residuo di rumore proprio indipendente dall’intensità del segnale applicato al suo ingresso, il rumore presente all’ingresso viene attenuato come il segnale, ed il rapporto tra i due rimane alto e costante. Se però è richiesta, com’è normale, una certa amplificazione, lo stadio precedente potrebbe avere problemi di dinamica. Nel pre McIntosh si ricorre invece alla struttura dell’esempio 3, che ripartisce l’attenuazione richiesta tra i due attenuatori in serie in modo da massimizzare quella di uscita e ridurre quella d’ingresso di quanto basta ad evitare saturazioni. In questo modo il rapporto segnale/rumore rimane alto per qualsiasi posizione di volume. Questa caratteristica ha consentito di effettuare la misura di bilanciamento scendendo per la prima volta ben sotto gli 80 dB standard, che pure già rappresentano un limite molto impegnativo e non raggiunto da buona parte dei preamplificatori sottoposti a misure.

Le misure

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Conclusioni

Nelle conclusioni bisognerebbe sempre dare una valutazione sintetica sulla qualità del prodotto recensito e correlare questa al prezzo. Qui abbiamo certamente prestazioni eccellenti, una struttura d’insieme praticamente unica, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza utilizzativa in qualsiasi configurazione d’ascolto, ed una costruzione superlativa.

Il retro dell’unità C1000T, che impiega anche i tubi, è identico a quello dell’unità integralmente silicea. La ricettività è manifestamente altissima. Sono disponibili 4 ingressi stereo bilanciati e ben 3 uscite dello stesso tipo, per poter eventualmente operare in tri-amping in modo integralmente bilanciato. La dotazione sbilanciata prevede, oltre agli ingressi distinti per testine MM ed MC, altri 4 ingressi di linea e 2 uscite, nonché i loop per registratori e processori esterni. Impiegando sia l’unità a tubi che quella a transistor gli ingressi disponibili raddoppiano.

Il retro dell’unità C1000T, che impiega anche i tubi, è identico a quello dell’unità integralmente silicea. La ricettività è manifestamente altissima. Sono disponibili 4 ingressi stereo bilanciati e ben 3 uscite dello stesso tipo, per poter eventualmente operare in tri-amping in modo integralmente bilanciato. La dotazione sbilanciata prevede, oltre agli ingressi distinti per testine MM ed MC, altri 4 ingressi di linea e 2 uscite, nonché i loop per registratori e processori esterni. Impiegando sia l’unità a tubi che quella a transistor gli ingressi disponibili raddoppiano.

Forse non tutte insieme, ma queste caratteristiche possono essere riscontrate anche in altri componenti, di costo anche ben inferiore agli oltre 40.000 euro necessari per acquistare il C1000 in versione “full”. Per valutare compiutamente un prodotto come questo occorre in effetti partire da un altro punto di vista. Sono in molti i costruttori che propongono taluni componenti a prezzi altissimi, ma con lo scopo primario non di venderli, bensì di esibire le proprie capacità ed attrarre l’attenzione sui prodotti di fascia inferiore. Ben poche aziende possono permettersi di introdurre amplificazioni di questo costo e livello con l’intento e la certezza di avere ovunque nel mondo un adeguato numero di acquirenti, e McIntosh è uno dei rari abitanti stabili di questo empireo.

Fabrizio Montanucci


L’ASCOLTO di Felice d’Alfonso del Sordo

Ricordo che quando fu annunciata l’uscita di questo preamplificatore dissi a me stesso che solo un pazzo avrebbe acquisito con moneta sonante la nuova nevrosi di verificare di volta in volta se un disco, o un brano, o addirittura una parte di esso avrebbe suonato di volta in volta meglio con un preamplificatore nella sua parte sdoppiata a stato solido o a valvole. Sempre nello stesso periodo pensai che non avrei mai potuto apprezzare, io che non so neanche usare tutte le funzioni del telefonino, un apparecchio che ha una tale infinità di impostazioni e di set-up da non poter essere gestito se non imparando a memoria il libretto delle istruzioni o acquisendo una laurea in ingegneria. “La volpe e l’uva” vi ricordano qualcosa?

Tutti i miei pregiudizi, largamente alimentati dall’impossibilità del possesso, sono stati eliminati dopo un ascolto di un solo brano di un disco.
Ora, premesso che tutte le descrizioni delle macchine e del loro funzionamento sono state egregiamente descritte nelle altre pagine di questa rivista, sono ben contento di non addentrarmi in tecnicismi che non saprei neanche spiegare a me stesso, e passo volentieri a dirvi come suona.
Il trittico è stato inserito a casa mia, dove c’era un CD Bow Technologies ZZ I S, due finali McIntosh 1201, casse Eggleston Work Fountaine I; cavi di alimentazione tutti di Fabrizio Baretta, di segnale Nordost Heimdall e Quattro Fil, di potenza Cableless Beta Ultra mk1, sala d’ascolto media, con al soffitto un trattamento acustico del dottor Mattia.

Ouverture: la parte a stato solido suona come un pre a valvole, e la parte a valvole suona come un pre a stato solido. Ciò significa che lo stato solido è estremamente delicato, senza quelle asperità (peraltro assenti nelle elettroniche McIntosh) tipiche di tale configurazione; di converso la parte a valvole possiede dinamica pari ai migliori pre a stato solido, non ha quegli eccessi di rotondità che vengono attribuiti ai valvolari.
Allora, mi chiederete, dove sono le differenze tra le due configurazioni? Me lo sono chiesto anche io, e prima di procedere in una descrizione di differenze sul filo del rasoio, vorrei usare la metafora sintetica costituita dalla rappresentazione che alcuni spigoli dello stato solido diventano curve nella sezione a valvole; gli angoli ottusi di quest’ultima, diventano tutt’al più angoli retti nello stato solido.

Avendo come riferimento il preamplificatore McIntosh C200, e collegando al suo posto il C1000 a stato solido, la prima impressione è stata quella di ascoltare timbrica identica, ma con la scena apertasi come un ventaglio, caratteristica che si conserva nel valvolare.
Adesso vi devo dire che – come temevo – la tentazione di passare continuamente con il telecomando dallo stato solido alle valvole è stata irresistibile, a tal punto che mi sono imposto di scollegare una parte per volta, e ciò per assimilare compiutamente il suono di ciascuna macchina.

Ho iniziato con lo stato solido: il suono è preciso senza essere asciutto, dettagliato senza essere artificiale, e complessivamente molto fluido. La gamma bassa è ferma, modulata, tonica. Rispetto al C200 sembra proprio che il C1000 abbia mandato in palestra i bassi, che non sbavano di un etto. La traccia 4 del disco di Francesco De Gregori “Amore nel pomeriggio”, con una sequenza di bassi anche troppo presenti, non ha un secondo di incertezza: tremano i vetri della stanza, ma il suono è fermo, implacabile. Lo stesso brano con la parte valvolare acquista lusso, calma e voluttà: un suono più adulto e sontuoso, e molto (dove a questi livelli “molto” è una questione di zerovirgola) più marcato in profondità: mi aspettavo, a fronte di ciò, una inferiore lateralizzazione della scena, rimasta invece identica, se non anche migliorata.

Anche la trasparenza, caratteristica ascrivibile più allo stato solido che alle valvole, non viene penalizzata, ma diventa più tattile: è infatti vero che un oggetto trasparente si può anche toccare, e pertanto il concetto non è assurdo come potrebbe sembrare.
È bizzarro come certe volte l’esperienza musicale aiuti a ridefinire i concetti generali, adattabili anche ad altri campi. Prima di sentire a confronto l’accoppiata qui commentata, ero sempre portato a credere che “trasparenza” dovesse essere sinonimo di “niente”. Commettevo un errore concettuale, o se preferite di lingua italiana: il C1000 me lo ha rimproverato, insegnandomi a captare proprio questa significativa rilevanza. Ebbene il McIntosh C1000 a tubi ti fa sentire, toccare la trasparenza, mentre lo stato solido te la fa inalare come aria di alta montagna. Adesso mi faccio prendere la mano e vi dico anche che Vermeer, secondo Federico Zeri, era un pittore che sapeva dipingere l’aria.

Frequenza media: in tale parte devo dire che il pre a tubi – forse – si fa preferire: non sfacciatamente, ma subdolamente: su certe rocaggini di alcune voci, su certe inflessioni posso affermare che il C1000T è più affascinante.
Non che l’altro perda il confronto, anzi può ben essere che altre orecchie lo preferiscano.

A questo proposito è consigliabile tener presente il seguente aneddoto: a casa mia con due recensori, ed un altro amico di raffinatissimo udito, abbiamo avuto quattro opinioni diverse sullo stesso impianto: in questo campo non solo non esiste l’oggettività, ma non esiste neanche un linguaggio convenzionale di riferimento, e ciò perché anche i termini di riferimento che determinano il linguaggio che ci accomuna in questa passione sono basati a loro volta su soggettività.

Allora perché continuiamo a scrivere ed a scambiarci idee su questi argomenti quando sappiamo in partenza che queste non potranno essere compiutamente comunicabili? Per pura passione, che per definizione ha come contrario, specchio opposto e non riflesso, la ragione.
Confrontiamo ora il C1000T ed il C1000P su un altro parametro, vale a dire quello della complessiva musicalità: entrambi i suoni prodotti dai due oggetti sono in effetti molto musicali, ma mi è sembrato di scorgere con il valvolare, man mano che si rodava, una fluidità maggiore nelle armoniche secondarie; mi spiego: l’attacco dei bassi, pianoforte, chitarra basso o colpo di grancassa, sembra identico tra le due macchine; il rilascio, sia pure simile, nel valvolare ti viene incontro, ma nello stato solido te lo devi andare un po’ a cercare. C’è una modulazione nei rilasci nel valvolare che è percepibile nello stato solido soltanto alzando di un bel po’ il volume; per precisione aggiungo che a volumi alti, a quanto sopra non corrisponde un eccesso di esuberanza da parte del valvolare, che ben rimane nei limiti della piacevolezza assoluta.
Ecco, forse, se con la pistola alla tempia dovessi con una parola sola descrivere ciascuno dei due telai, direi che il Tube è bello, e l’altro è bravo.
L’annoso dilemma tra estetica ed etica mi perseguita dal liceo classico, e quindi ve lo risparmio, ma confesso che non lo ha risparmiato a me questo preamplificatore.

Non so dire quale dei due elementi sdoppiati preferisco: dipende dai giorni, dall’umore, dallo stato psicofisico, e siccome non si può andare in palestra o dallo psicanalista prima di accendere l’impianto, la soluzione non ce l’ho.
Bisogna però che io continui a cercare di far capire quali sono le prestazioni sonore dell’oggetto di questo commento, e anche del desiderio.
Il disco “Buena Vista Social Club”, che ho avuto modo già di segnalare quale ottimo riferimento per rilevare con attenzione la scena sonora, confrontando la provenienza del suono degli strumenti con le foto del libretto, rispetto al riferimento C200, oltre ad acquistare quella scena verticale della quale ho fatto cenno prima, offre una maggior godibilità, che nelle voci è di assoluto vertice con il valvolare, che premia anche i rilasci del pianoforte, che si liberano in aria sganciandosi dalle casse.

In “On every street”, traccia 4, la voce di Knopfler è assolutamente calda con lo stato solido, ma accattivante e suadente con le valvole; nello stesso brano le spazzole della batteria frusciano rotonde ed immanenti, liquide e libere verso il soffitto; a basso volume ho la sensazione che durino quel millisecondo in più con il valvolare, sensazione che si recupera a volume più alto con lo stato solido.
Introducendo la spinosa questione dei cavi, devo dire che per quanto riguarda le alimentazioni, fermo restando che i cavi autocostruiti da Fabrizio Baretta sembrano essere i più graditi dall’impianto, quando si usa il valvolare il Cableless Gamma Ultra conferisce, per chi la desidera, un po’ di precisione, senza discapito delle altre caratteristiche. Ciò può valere anche per la parte a stato solido, che pure essendo precisa di suo, ha margine per una maggior scolpitura senza diventare asciutto.

Ecco, avere una dotazione di cavi può servire anche per capire quali sono i limiti delle varie elettroniche, per questo io, dopo un numero infinito di permute, ora sconsiglio sempre di privarsi di quelli che al momento non si preferiscono.
Per esempio un cavo “caldo” può servire per capire il punto di overdose di una elettronica calda al quale viene collegato; un cavo “asciutto” aiuta a capire il limite contrario in configurazioni di caratteristiche opposte.

Per i cavi di segnale, i più indicati mi sono sembrati i Nordost Heimdall, più universali, e preferiti ad altri modelli dal costo anche decuplo, della mia dotazione; con il più costoso Quattro Fil, sempre Nordost, si sale ai vertici assoluti con il Tube.
Aggiungo e finisco: l’oggetto è bellissimo nella sua profana trinità.


  • Costruttore: McIntosh Laboratory, Inc. – 2 Chambers Street, Binghamton, NY 13903
  • Distributore: MPI Electronic, Via De Amicis 10-12 – 20010 Cornaredo (MI). Tel. 02 9361101
  • Prezzo: C1000P Euro 15.500,00; C1000T Euro 15.500,00; C1000C Euro 14.000,00

Caratteristiche dichiarate dal costruttore

  • Risposta in frequenza: C1000P: +0, -0,5 dB da 10 Hz a 40 kHz; C1000T: +0, -0,5 dB da 10 Hz a 20 kHz.
  • Distorsione armonica totale: C1000P: 0,002% max da 20 Hz a 20 kHz; C1000T: 0,08% da 20 Hz a 20 kHz.
  • Tensione nominale di uscita: uscite bilanciate: 5 V RMS; (C1000P e C1000T) uscite sbilanciate: 2.5 V RMS.
  • Massima tensione di uscita: C1000P: 12 V RMS sbilanciati, 25 V RMS bilanciati; C1000T: 8 V RMS sbilanciati, 16 V RMS bilanciati.
  • Impedenza d’ingresso: alto livello 22 kohm; (C1000P e C1000T) phono MM 47 kohm; da 50 a 750 pF a passi da 50, phono MC 25, 50, 100, 200, 400 o 1000 ohm; 100 pF.
  • Impedenza d’uscita: C1000P e C1000T: 220 ohm.
  • Sensibilità: alto livello 450 mV (rif. 2.5 V in uscita); (C1000P e C1000T) phono MM 4.5 mV, phono MC 0.45 mV.
  • Rapporto segnale/rumore: C1000P: alto livello 100 dB, phono 88 dB; C1000T: alto livello 93 dB, phono 80 dB.
  • Separazione dei canali: C1000P e C1000T: >130 dB.
  • Massimo segnale in ingresso: alto livello sbilanciato 5 V; (C1000P e C1000T) alto livello bilanciato 10 V, phono MM 50 mV, phono MC 5 mV.
  • Assorbimento: 120 watt.
  • Dimensioni totali (AxLxP, tutte le unità): 15.24×44.45×61 cm.
  • Pesi netti: C1000C: 17.7 kg; C1000P: 15 kg; C1000T: 15.4 kg

da AUDIOreview n. 273 novembre 2006

Author: Redazione

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