Thiel CS3.7

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Nella presentazione di questo diffusore Jim Thiel, fondatore ed eminenza grigia del marchio, spiega che è stato realizzato per tradurre nella maniera migliore possibile l’informazione elettrica consegnata ai suoi morsetti in “musical sound”. In questa frase invero si concentra tutta la ricerca e lo sforzo prodotto da questo grande interprete della progettazione dei diffusori negli ultimi decenni. Chi ci segue da qualche anno sa dalla prova della CS2.3 effettuata ad aprile del 2000 (AR 201) quali sono le caratteristiche salienti di un progetto che viene fuori dalla matita di Jim Thiel, e che proverò qui a condensare:

  • Filtri del primo ordine acustico
  • Unità medioalti coassiale con filtro meccanico
  • Pannello frontale inclinato
  • Grande cura alle diffrazioni dei bordi del baffle
  • Complesso motore “long gap/short coil”
  • Impiego nei modelli da pavimento dei woofer passivi.

In questo nuovo diffusore appena uscito dalle mani del progettista e che noi proviamo in anteprima mondiale, notiamo una sola differenza dalla tabella sopra riportata: il tweeter è un’entità a sé e non costituisce come nei modelli precedenti la parte centrale del midrange che, grazie ad un’opportuna sospensione, emetteva “di suo” ad alta frequenza, quando la membrana diventava troppo pesante per poter vibrare correttamente. E non potrebbe essere diversamente, visto che per la membrana del midrange Thiel ha studiato qualcosa di veramente atipico.

Comunque, per proseguire con ordine partiamo dal tweeter e dalla sua originale costruzione. Si tratta di un trasduttore con la cupola da un pollice realizzata in alluminio e dotato di un anello di sospensione di discrete dimensioni. L’aspetto interessante è costituito dal lungo complesso magnetico, realizzato ovviamente in neodimio ed utilizzando ben quattro magneti radiali ed una pasticca centrale per un peso che vale circa sei volte quello di un normale complesso magnetico. Lo scopo è quello di avere un campo magnetico estremamente potente e di poter posizionare il tweeter ben allineato col centro di emissione del midrange che lo circonda.

Il woofer attivo come quello passivo è dotato di una membrana di alluminio ondulata ben rigida.

Il woofer attivo come quello passivo è dotato di una membrana di alluminio ondulata ben rigida.

Il midrange rappresenta probabilmente il pezzo più originale, con la membrana realizzata in alluminio ondulato e dotata di un profilo radiale, così da essere estremamente rigida e leggera e non innescare alterazioni nella risposta del tweeter posizionato al suo centro. Il diametro della bobina mobile è di ben 76 millimetri, per un’altezza estremamente contenuta in linea con uno dei vessilli del marchio, ossia il disegno “long gap”. Questa configurazione vuole che la bobina mobile immersa nel traferro abbia un’altezza molto minore rispetto a quella del traferro, che ovviamente deve produrre un campo molto più intenso rispetto a quanto accade nei traferri tradizionali. La bobina in questo modo può compiere escursioni notevoli in un campo magnetico praticamente costante abbassando drasticamente le non linearità, grazie anche all’uso di un anello di cortocircuito magnetico che limita fortemente la modulazione del flusso.

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Il woofer della 3.7 si fa notare per un complesso magnetico dal peso di  oltre due chili, per la membrana rigida ed ondulata e per il particolare disegno della bobina mobile, avvolta su sei strati, larga 76 millimetri e più bassa del traferro in cui opera.

Il woofer della 3.7 si fa notare per un complesso magnetico dal peso di oltre due chili, per la membrana rigida ed ondulata e per il particolare disegno della bobina mobile, avvolta su sei strati, larga 76 millimetri e più bassa del traferro in cui opera.

In genere questa particolare configurazione è utilizzata nel disegno dei woofer, ma per ottenere una banda passante molto elevata, fino all’estremo alto udibile, è stata realizzata anche su questo incredibile trasduttore, utilizzando peraltro un magnete in neodimio molto largo, così da contenere la particolare bobina e generare un campo estremamente elevato. Il trasduttore completo di tweeter è sistemato in alto, col centro acustico posto a ben 51 centimetri da quello del woofer, altro componente estremamente particolare. Già rimuovendo il woofer si può notare il peso notevolmente elevato, grazie ad un complesso magnetico da ben 2,3 chilogrammi con la caratteristica forma larga ed appena schiacciata. Ovviamente il motore è disegnato con la bobina mobile molto corta ben immersa in un traferro molto alto e particolarmente uniforme. Va comunque notato che, pur utilizzando un magnete di grandi dimensioni ed un supporto da 76 millimetri, occorre una bobina con molto filo immerso nel traferro per poter ottenere una sensibilità elevata. La bobina mobile di questo woofer è ottenuta avvolgendo ben sei strati di filo, una geometria che in genere porterebbe dritto dritto ad una banda passante sensibilmente limitata.

Va ricordato che Thiel costruisce altoparlanti “long gap/short coil” da molti anni, e sa perfettamente come linearizzare l’induttanza parassita che una bobina con questa geometria può avere. La copertura del polo centrale con una foglia di rame e un anello di cortocircuito magnetico riducono fortemente l’effetto induttivo della bobina mobile, ed in unione ad un’originale membrana di alluminio estendono la risposta in frequenza oltre i limiti canonici per un woofer da dieci pollici. La membrana del woofer è realizzata in alluminio con una forma ondulata particolare che, a detta del costruttore, riduce fortemente la diffrazione dovuta alla sua profondità ed estende il “pistonic range”, ossia il comportamento come un solo corpo rigido che si muove univocamente, a frequenze prossime a potersi incrociare direttamente col tweeter. Questa ricerca di risposte in frequenza molto elevate per tutti e tre i trasduttori è dovuta al particolare disegno del filtro crossover, che analizzeremo come al solito in un box a parte. Resta da capire il perché di tanta particolarità nel disegno dell’altoparlante, e di quanto il disegno “long gap” riduca la distorsione effettiva del trasduttore.

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Il comportamento alla verifica della TND appare di ottimo livello, con la porzione affidata al woofer che a 90 decibel non si discosta dall’uno per cento, mentre salendo ancora in frequenza scende al di sotto dello 0,3 per cento, pur con qualche esitazione dovuta al midrange. Passando alla più impegnativa pressione di 100 decibel, notiamo un innalzamento alle frequenze mediobasse poco inferiore all’aumento del livello imposto, con un andamento appena in evidenza soltanto in gamma bassa. In “banda da midrange” l’aumento di distorsione appare più contenuto, mentre il tweeter sembra in relativa difficoltà con un innalzamento medio di 12 decibel, due in più rispetto all’incremento di segnale ai morsetti del diffusore.

Il comportamento alla verifica della TND appare di ottimo livello, con la porzione affidata al woofer che a 90 decibel non si discosta dall’uno per cento, mentre salendo ancora in frequenza scende al di sotto dello 0,3 per cento, pur con qualche esitazione dovuta al midrange. Passando alla più impegnativa pressione di 100 decibel, notiamo un innalzamento alle frequenze mediobasse poco inferiore all’aumento del livello imposto, con un andamento appena in evidenza soltanto in gamma bassa. In “banda da midrange” l’aumento di distorsione appare più contenuto, mentre il tweeter sembra in relativa difficoltà con un innalzamento medio di 12 decibel, due in più rispetto all’incremento di segnale ai morsetti del diffusore.

Probabilmente noi di AUDIOreview siamo gli unici in grado di verificare la linearità in condizioni dinamiche e poter provare quanto tutta questa particolare geometria paghi in termini effettivi di riduzione strumentale delle distorsioni. In anni ed anni di misure dinamiche ho potuto suddividere i diffusori, e più specificamente woofer, midrange e tweeter, in due tipi: quelli che hanno una transizione molto lunga tra regime di linearità e superamento della soglia di distorsione, e quelli che viceversa appaiono ben lineari fino ad un più o meno preciso livello di tensione ai morsetti, oltre il quale iniziano a distorcere ferocemente. Alla prima specie sono da ricondurre i woofer dalla bobina lunga e dal traferro basso, con valori medi di THD ed IMD abbastanza elevati, pur al di sotto della soglia prefissata, oppure con distorsioni tipicamente basse che poi si impennano alle mediobasse quando è presente un anello di cortocircuito magnetico. Alla seconda specie appartengono i midrange, i tweeter ed appunto gli altoparlanti caratterizzati dal disegno “long gap/short coil” del complesso motore. Il punto importante attorno al quale ruota tutto il discorso è costituito dal livello di tensione a cui il trasduttore diventa “isterico” ed inizia a distorcere fortemente. Posso ammettere invero che tra gli altoparlanti con la “bobina corta” quelli di Thiel sono certamente quelli che spostano il punto di transizione più in alto, con qualche problema soltanto a potenze elevatissime, poco compatibili con un ascolto casalingo se non per intervalli estremamente contenuti.

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Probabilmente il componente più pregiato di questo diffusore è costituito dal midrange dalla membrana in alluminio ondulata, molto rigida e leggera, e dal tweeter sistemato al suo interno con la cupola di alluminio di un pollice ed un complesso magnetico in neodimio molto profondo. Notare il sottile ma largo magnete in neodimio ed il cestello aerodinamico a bassa colorazione.

Probabilmente il componente più pregiato di questo diffusore è costituito dal midrange dalla membrana in alluminio ondulata, molto rigida e leggera, e dal tweeter sistemato al suo interno con la cupola di alluminio di un pollice ed un complesso magnetico in neodimio molto profondo. Notare il sottile ma largo magnete in neodimio ed il cestello aerodinamico a bassa colorazione.

Il cabinet è realizzato con una parete frontale di alluminio, su cui sono rigidamente avvitati gli altoparlanti senza interposizione di alcuna guarnizione, giusto per costituire a fissaggio avvenuto un perfetto ed unico blocco. La massa del box è incrementata dalle pareti laterali realizzate con 15 strati di fogli di legno di diversa natura accuratamente piegate a pressione, in modo da costituire un solo blocco rigido, pesante e nel contempo anche intrinsecamente più smorzato di un solo blocco costituito da un solo tipo di legno, posto che oggi sia ancora possibile realizzare pannelli di dimensioni elevate partendo da una sola tavola di legno massello. La cima del diffusore è realizzata con un sol blocco di alluminio molto pesante che irrigidisce ulteriormente la struttura e riduce enormemente le diffrazioni dell’unità medioalti.

L’unità medioalti è sistemata all’apice del diffusore. Notare la pesante calotta di alluminio sistemata in alto a chiusura del pannello frontale

L’unità medioalti è sistemata all’apice del diffusore.
Notare la pesante calotta di alluminio sistemata in alto a chiusura del pannello frontale

Per l’accordo in gamma bassa Thiel ha scelto come consuetudine l’accordo passivo, realizzato con un drone cone delle stesse dimensioni del woofer attivo, avendo deciso in anticipo di realizzare un andamento della risposta in gamma bassa molto dolce e smorzato. La particolarità del trasduttore passivo, il vantaggio che molti vantano con tale configurazione riguarda l’assenza di risonanze e di soffi rispetto al condotto di accordo. Molto spesso ciò non avviene ed in più di una occasione abbiamo pubblicato delle risposte di trasduttori passivi ben afflitti da risonanze varie. Come possiamo vedere in Figura 1 il passivo di Jim Thiel ha un comportamento quasi da manuale, totalmente esente da risonanze spurie e da esitazioni nella risposta. In Figura 2 possiamo invece vedere la waterfall eseguita con una finestra al limite della risoluzione in frequenza, una limitazione dovuta alla distanza del microfono superiore al metro, giusto per poter catturare l’apporto di tutti i driver. Come possiamo notare ci sono delle esitazioni in gamma alta dovute probabilmente all’interazione tra tweeter e midrange, anche se durano poco meno di due millisecondi. In gamma media si vede come tutta la ricerca fatta si concretizzi in un decadimento drastico, inferiore ad un millisecondo: scommettiamo che questo diffusore alla TND va veramente bene?

Figura 1

Figura 1

Figura 2

Figura 2

Le misure

Il pesante diffusore è stato sistemato sul supporto “robusto” e misurato sia ad un metro che a due, una distanza quasi obbligatoria viste le dimensioni e lo spazio tra gli assi di emissione dei trasduttori. Come possiamo vedere la risposta in frequenza è molto estesa alle basse frequenze grazie ad un accordo attentamente scelto per conciliare estensione e smorzamento. Va notato come ad alta frequenza si produca una risonanza a 20.000 Hz dovuta al materiale impiegato per la cupola rigida, un picco seguito da una buona estensione fino ai limiti della misura, che è stata estesa fino a 40 kHz. La risposta nel dominio del tempo risente di questa risonanza esibendo una serie moderata di microesitazioni, invero meno presenti di quanto mi sarei aspettato. L’andamento comunque è quello classico del diffusore che ha i centri di emissione ben allineati, con un decadimento rapidissimo verso il fondo della misura. La risposta in ambiente tiene conto in maniera significativa della disposizione, con la gamma mediobassa modulabile sia con la rotazione verso il punto di ascolto che con la distanza dalla parete laterale.

Come possiamo vedere nel grafico, nell’intervallo dai 125 ai 630 Hz si passa da una certa attenuazione ad una leggera esaltazione di alcuni terzi di ottava, che vanno attentamente valutati durante la messa a punto in ambiente. Il grafico dell’impedenza è in diretta e positiva relazione col sofisticato filtro crossover, proponendo un modulo abbastanza basso ma costante in frequenza, con oscillazioni di circa un ohm ben distribuite e senza picchi improvvisi. La massima condizione di carico, trovata a bassa frequenza, è abbastanza critica, appena inferiore ai due ohm, ma per fortuna è posizionata attorno ai 28 Hz, molto in basso, e non dovrebbe impensierire più di tanto. La distorsione in regime impulsivo parte da valori abbastanza elevati di seconda e terza armonica, ma si riduce immediatamente fino a scendere al di sotto dei medi per questo livello di diffusori. In particolare la terza armonica si assesta sui -60 dB e risale soltanto in gamma mediobassa, per poi ridiscendere e sparire completamente dal grafico, così come le armoniche superiori, praticamente assenti.

La seconda appare abbastanza costante in tutto l’intervallo di misura, con un secondo picco, invero contenuto, alle frequenze altissime. La compressione dinamica ovviamente si scorge a fatica sulla linea dello zero. La MIL sale decisa verso potenze elevate superando i 100 watt a 100 Hz, e proseguendo con alterne vicende fino alla massima potenza disponibile, che viene mantenuta per tutta la misura con due sole esitazioni a 400-500 Hz ed a 5000 Hz. La MOL, infine, sale rapidamente oltre i 110 decibel, attestandosi dalla gamma mediobassa alla fine della misura sui 116 decibel medi.

Le Misure

Le Misure

L’ascolto

Sessione importante questa, che deve essere preceduta da una discreta messa a punto della saletta di ascolto: via tutto quanto non serve, col mobile basso sulla sinistra svuotato delle elettroniche provate e scartate per presunta o manifesta incapacità nella resa della gamma media, almeno a mio insindacabile giudizio. Buona la sorgente digitale: non sguaiata, anzi appena dolce in gamma altissima, e buono il preamplificatore. I primi finali provati sono stati due a stato solido, visto che, come favola metropolitana, molti sostengono che le Thiel “in genere vogliono amplificazioni robuste”. Dopo la prima sessione di ascolto e dopo la misura della massima condizione di carico, posso dire che in effetti solo in gamma bassissima la corrente gestibile dal finale di potenza deve essere gagliarda, senza tuttavia che nel resto della banda di frequenze si paventino problematiche particolari. Devo in questo caso fare ammenda visto che il primo amplificatore, pur con un buon comportamento generale, presentava qualche rugosità proprio in gamma bassissima. Oltre tale intervallo di frequenze potevo soltanto notare una certa aggressività nella altissima, che comunque io avevo attribuito al rodaggio da fare. Alla fine ho pensato bene di collegare i due poderosi VTL 450 S2 che stazionano in redazione da qualche mese e che apprezzo e conosco abbastanza bene. Due connessioni, le enormi prese di rete collegate, e siamo quasi pronti. Due colpi di rumore rosa tanto per movimentare l’ambiente e il condizionatore a palla giusto per compensare la temperatura: esco e vado altrove. Torno dentro e vedo i due diffusori che spingono e tirano ancora come dei forsennati. Spengo tutto ed inizio.

La prima idea che mi passa per la mente è quella di una gamma alta e di una altissima che, pur non facendoti gridare al miracolo, si lasciano apprezzare per eleganza, anche se con qualche accenno di raucedine. Probabilmente io non sono rodato a sufficienza ed il mio sistema uditivo si sta pian piano adattando a questa nuova situazione sonora. Dall’altro capo delle frequenze udibili posso dire che la gamma bassa è possente ed incredibilmente massiccia, con le due elettroniche a tubi che non si scomodano più di tanto a pilotare le membrane delle due Thiel. Il passivo, come il woofer attivo, sembra quasi non muoversi più di tanto, mentre la pressione viceversa tende a salire a volte con una velocità incredibile. La legatura tra il medio ed il woofer rappresenta, secondo il mio modo di interpretare la resa dei diffusori, l’anello critico di tutta la catena di riproduzione, almeno fino a questo punto del test. Il componente alla fine ha trovato un buon equilibrio una volta ruotato verso il punto di ascolto, con un angolo leggermente maggiore di quanto in genere mi concedo. La diversa angolazione ha per conseguenza un leggero aumento della distanza tra i due CS3.7, che all’inizio erano stati sistemati abbastanza vicini tra loro ma rigidamente paralleli alla parete posteriore. Una volta ruotati, le voci si stabilizzano, mediando con correttezza tra larghezza dello stage e profondità della scena. Man mano che procedo nell’ascolto sembra che la gamma mediobassa si vada riallineando alle basse, e cerco di concentrarmi su altri aspetti della riproduzione, anche se spesso sono tentato di allentare le manie “indagatorie” ed ascoltare la musica in santa pace. La gamma alta appena più morbida dell’inizio svolge bene il suo ruolo, col midrange che la segue ed in qualche passaggio la sopravanza, proiettandosi appena più avanti di quanto io considero lecito.

Anche all’aumentare del livello è proprio la porzione di frequenze legata alle voci che attira la mia attenzione in qualche passaggio, anche se devo ammettere che sto descrivendo una sensazione molto difficile da mettere a fuoco a causa dell’estrema velocità dell’evento. Alla fine, sarò un testardo, ma ruoto appena le casse verso l’esterno, fino a far “puntare” il componente di sinistra a mezzo metro dalla mia spalla sinistra e quello di destra con una angolazione simile. A me sembra che vada meglio, tanto che la sensazione di avanzamento sparisce quasi del tutto lasciando il posto alla musica. La scena è perfetta ed il diffusore in questa ultima e definitiva posizione sembra non avere alcuna porzione di frequenze che non sia allineata ai canoni di un perfetto rigore timbrico, svincolato dall’iperdettaglio e dalla riproduzione appena asciutta creata da taluni costruttori quasi ad artificio. Le voci sono di buon livello, con una leggera preferenza per quelle femminili, con le maschili leggermente più arretrate e dotate di un’ottima sensazione di corpo.

Entrambe le componenti vocali appaiono ben stabili sullo stage, con una fermezza ed una localizzazione così naturale da sembrare scontata. Il senso del ritmo e la rapidità dei transienti aggiungono dettaglio e microinformazioni preziose circa la definizione dello stage e l’articolazione dei bassissimi livelli, una capacità che si traduce in un ascolto a volte assimilabile alla visione di un paesaggio in una giornata tersa e pulita. La tenuta all’aumentare della potenza, e sì che con questo setup si può esagerare, è entusiasmante, e soltanto il midrange interviene di tanto in tanto con una certa raucedine a farti capire che ti stai avvicinando alla sua soglia di linearità, quando hai ormai superato ampiamente i livelli tipici delle migliori discoteche. Il basso in queste condizioni rimane al suo posto, possente ed inclemente, senza che tuttavia siano udibili irrigidimenti particolari. La resa infine della gamma altissima si è andata stabilizzando nelle varie sessioni di ascolto, tanto che solo verso la fine della seduta mi ricordo di farne un’analisi. Se me ne sono dimenticato è certo che non c’è proprio nulla da segnalare, né come equilibrio timbrico né tanto meno per la tenuta in potenza.
Conclusioni
Questi sono i test che mi piacciono! Un concentrato simile di tecnologia e ricerca si vede soltanto in diffusori progettati dai maggiori costruttori al mondo, e Jim Thiel ovviamente è sempre stato tra questi. Il diffusore in prova, la sua nuova ed ultima fatica, è stato analizzato pezzo a pezzo e misurato con estrema attenzione. Devo ammettere che Thiel ha mantenuto tutte le promesse fatte, con una prestazione al banco di misura notevole ed una resa in ambiente ancora più importante, tanto da strappare complimenti anche al “perfido” Marco Benedetti. Il prezzo da pagare, pur se elevato, andrebbe confrontato con i diffusori di punta dei massimi marchi mondiali, ed alla fine costituisce un elemento di sorpresa e di vantaggio.

Gian Piero Matarazzo

 


Crossover del primo ordine: la teoria rispettata fino in fondo (o quasi)

Jim Thiel come sappiamo ha sempre realizzato filtri elettrici non proprio semplici per ottenere viceversa andamenti della risposta del primo ordine acustico “reale”, come egli stesso ha sottolineato più volte. In un filtro del primo ordine ideale la risposta del woofer e quella del tweeter si sommano ripristinando esattamente il segnale di ingresso, con un perfetto riallineamento della fase totale. Infatti alla misura “step responce”, ossia ad un gradino di tensione, la somma delle rilevazioni effettuate sul woofer e sul tweeter riconsegna la forma originale di un “inizio di onda quadra”. A queste caratteristiche invidiabili si appellano tutti quelli che sistemano una bobina in serie al woofer ed un condensatore in serie al tweeter vantando fasi “lineari” che MLSSA puntualmente fatica a visualizzare.

In riferimento a quanto scritto sull’analisi del filtro della piccola e strepitosa Xavian provata in questo stesso numero, possiamo estendere il ragionamento fatto alla frequenza di incrocio grazie alle incredibili larghezze di banda che Thiel è riuscito ad ottenere dai suoi altoparlanti. Il filtro del primo ordine ideale, come sappiamo, dovrebbe essere applicato a due trasduttori (o tre, come in questo caso), che possiedono una banda di risposta infinita, sono allineati temporalmente ed hanno i centri acustici di emissione posti ad una distanza inferiore a mezza lunghezza d’onda delle rispettive frequenze di incrocio. Bene, in questo diffusore possiamo notare come queste tre condizioni siano incredibilmente approssimate con una certa precisione: l’allineamento temporale tra midrange e tweeter è stato ottenuto con la costruzione coassiale tra tweeter e midrange e con l’allineamento dei due centri di emissione, mentre quello del woofer è stato ottenuto inclinando il baffle frontale. E fino a qui non ci piove. La risposta in frequenza del mid stesso raggiunge in alto un’estensione notevolissima e può essere considerata quasi ideale. Stesso discorso per l’estensione del woofer, molto elevata per un dieci pollici. Unico probabile neo potrebbe essere rappresentato dalla risposta del midrange in basso, ma l’eccellente linearità dinamica del trasduttore e la frequenza di taglio abbastanza elevata rispetto alla risonanza in cassa chiusa potrebbero in parte aggirare elegantemente il problema, confidando dinamicamente sulla tenuta del complesso motore che, come sappiamo, è notevole. A questo punto non ci resta che dare un’occhiata alla fase acustica ottenuta, che può essere ammirata in Figura 3, che suggerisco di ben memorizzare a tutti quei progettisti dell’ultima ora che straparlano senza una precisa cognizione di causa.

Figura 3

Figura 3

Un andamento quasi da manuale, con un andamento praticamente costante a tutte le frequenze interessate dall’incrocio più critico, quello tra midrange e tweeter. Andiamo allora a vedere come è stato ottenuto questo risultato col filtro crossover, realizzato peraltro con componenti di qualità molto elevata. Va notato dal disegno di Figura 4 che la piegatura della risposta dei trasduttori è ottenuta quasi totalmente con delle celle risonanti smorzate. La cella del woofer parte da un’induttanza parallelizzata ad una resistenza di dodici ohm, seguita da due celle risonanti. La prima, molto particolare, è centrata a circa 1100 Hz con un fattore di merito contenuto ed una resistenza in parallelo all’induttanza che ne bypassa l’azione ad alta frequenza, rendendola simile ad una cella RC. La seconda cella, appena più drastica, affida la componente resistiva alla sola perdita dell’induttanza, con una risonanza a 2370 Hz ed un Q che in teoria è elevatissimo, ma che in pratica viene ridimensionato dalla parte reale dell’impedenza dell’altoparlante.

Figura 4. Schema elettrico

Figura 4. Schema elettrico

La cella del tweeter è realizzata con una cella risonante a due rami, che a bassa frequenza risuona a circa 1300 Hz e ad alta frequenza si comporta come un passa-alto col solo condensatore da 21 microfarad che piega la risposta. La cella RLC-serie successiva si preoccupa probabilmente di smorzare gli effetti della risonanza, essendo centrata a 730 Hz con una resistenza di 5 ohm, bene in linea con la funzione ipotizzata. La cella più importante ed apparentemente più complessa è quella del midrange. Si iniziano le danze con una cella RLC-parallelo centrata a 690 Hz, con un Q blando ed un’attenuazione altrettanto contenuta, per passare al vero passa-alto da ben 151 microfarad. La cella successiva sembra in effetti un passa-basso del secondo ordine e per giunta non smorzato, ma il valore estremamente contenuto del condensatore conduce ad ipotizzarne una funzione di sola rifinitura in altissima frequenza. La cella successiva azzera la risonanza del trasduttore ed è centrata a 100 Hz, con un Q in linea con questo intervento. Chi ha detto che i filtri del primo ordine sono facili?

Il filtro crossover, abbastanza complesso nella realizzazione, attua pendenze del primo ordine acustico. Notare le induttanze avvolte in aria ed i condensatori in polipropilene.

Il filtro crossover, abbastanza complesso nella realizzazione, attua pendenze del primo ordine acustico. Notare le induttanze avvolte in aria ed i condensatori in polipropilene.

G.P. Matarazzo


 

L’ascolto di Marco Benedetti

Prima degli ascolti dedicati insieme a Gian Piero nella nostra saletta, ho avuto la fortuna di “lavorare” con le Thiel 3.7 al Top Audio, inserite in un impianto che assomiglia molto al mio personale; ho anche avuto modo di assistere agli ultimi ritocchi della messa a punto da parte dell’importatore, come osservatore silente ma interessato, ché da quella messa a punto in una stanza sfigata ne andava buona parte della riuscita della mia dimostrazione. Lo dico non certo per certificare che le ho ascoltate bene – con delle vipere come voi è meglio specificarlo, ché non si sa mai – ma semmai per mettere le mani avanti, per giustificare l’enfasi senz’altro esagerata dei caveat che vado ad elencare:
a) Le Thiel 3.7 hanno bisogno di molta aria attorno, e nell’installazione si devono usare criteri molto simili a quelli necessari al posizionamento di un’elettrostatica. Mi verrebbe da dire che nel rapporto fra le dimensioni della stanza e del diffusore ce le dovremmo immaginare come se fossero un po’ più grandi. Insomma, almeno questo modello necessita di una grande sala d’ascolto: non scenderei sotto i 5 per 7 metri.
b) Le Thiel 3.7 sono diffusori difficili. Hanno un’efficienza non molto alta per gli standard moderni: ci vogliono watt, e di quelli buoni, molto buoni, perché sono anche un carico abbastanza difficile, e servono amplificatori che non si siedano allo scendere dell’impedenza.
c) Sono diffusori schizzinosi anche dal punto di vista timbrico: se quanto c’è a monte produce il minimo artefatto, una nasalità, o una sibilante, state tranquilli che le Thiel 3.7 non solo non perdonano, ma sottolineano con la matita blu. Con Gian Piero abbiamo provato a sostituire i VTL MB 450 S2 (l’accoppiamento consigliato da Audioplasma, presenti anche nella sala del Top Audio) con un onesto amplificatore a caso di fascia media; io ho resistito 20 secondi, Gian Piero un po’ di più, solo perché lui un professionista serio.

Insomma, se non perfettamente interfacciate con la stanza e il resto dell’impianto, le 3.7 diventano quasi irritanti, possono suonare metalliche, taglienti, addirittura acide se ci si mette d’impegno a scegliere l’amplificatore sbagliato; verrebbe da citare il buon Rattalino quando racconta dell’immenso Sviatoslav Richter quando gli capitava la serata no, che sembrava impegnarsi moltissimo affinché anche l’ascoltatore più incompetente si accorgesse che stava proprio suonando male. Rileggo e mi torna in mente una recensione che lessi più di trent’anni fa:  trattasi delle leggendarie Dahlquist DQ-10, non ricordo né la rivista né l’autore, ma mi è rimasta impressa la sfilza di avvertimenti (che poi avrei avuto modo di sentirle bene le DQ-10, inserite in un impianto status symbol composto sull’annuario e suonare irritanti, persino sadiche nel sottolineare il minimo difetto con la matita blu, per poi finalmente sentirle suonare da dio, se installate come si deve). Francamente non so dire se sono rimasto traumatizzato dalle difficoltà incontrate nell’installazione in fiera (dove peraltro il resto dell’impianto era ben al di sopra di ogni sospetto, ma non c’è certo la tranquillità con cui si può lavorare a casa o nella sala della redazione); certo non immaginavo una tale differenza di risultati sonori dell’impianto a fronte di lievi variazioni della messa a punto, non almeno con un diffusore di tipologia tradizionale. L’aspetto positivo della faccenda è che questa estrema sensibilità alle apparecchiature di contorno si è poi dimostrata estremamente funzionale alle mie esigenze, che erano appunto di far ascoltare le sottili differenze fra testine stratosferiche; non era facile in quelle condizioni e con quel rumore di fondo.

Messo bene in chiaro quanto le 3.7 siano diffusori estremamente esigenti e selettivi, non ho infatti difficoltà a dire che, una volta che si siano risolti senza compromessi tutti i possibili problemi, si tratta di uno dei modelli dinamici più interessanti che mi siano capitati a tiro. Le similitudini con le elettrostatiche per il posizionamento tornano anche per la velocità sui transienti, l’estrema neutralità timbrica e la capacità di cesellare il dettaglio, veramente eccellenti per un diffusore dinamico; notevolissima anche la capacità di dare una grande profondità alla ricostruzione scenica, con una netta sensazione delle dimensioni della sala da concerto (ove il software lo permetta) e di tridimensionalità e focalizzazione di voci e strumenti. Ovviamente non sto dicendo che suonano come una elettrostatica, come del resto è ovvio che del modello dinamico le Thiel hanno il maggior impatto fisico della gamma bassa, molto ben articolata e smorzata, e la maggior tenuta in potenza, anche se è appena il caso di notare che non è certo il tipo di diffusore pensato per ascoltarci l’heavy metal; al contrario, è un diffusore di estrema raffinatezza, un oggetto per palati fini e gusti maturi.


L’ascolto di Marco Cicogna

Le nuove grandi Thiel sono finalmente arrivate in Italia. Il nutrito ed attento pubblico del Top Audio le ha ascoltate a Milano nella sala del distributore Audioplasma con elettroniche VTL, un abbinamento di alto profilo che contribuisce ad esaltare le doti di musicalità di questo sistema. Ci piace anche dire che la prova che leggete in queste pagine è in prima assoluta mondiale, un cimento importante da parte della nostra redazione. Prima ancora ho avuto modo di ascoltarle a Las Vegas, in occasione della presentazione curata dallo stesso Jim Thiel nel corso del Consumer Electronics Show. La presenza nella sala d’ascolto della nostra redazione è servita a confermare le impressioni positive già raccolte a suo tempo, con in più la libertà di poter scegliere con tranquillità le chicche più ghiotte della mia discoteca di riferimento, pezzi strumentali ed orchestrali che difficilmente potrei ascoltare altrove.

Le 3.7 esibiscono un’emissione potente, dettagliata e sempre ben articolata. Il sound è quello di un grande diffusore in termini di quantità e coinvolgimento, con una gamma bassa comunque frenata, controllata, che in base ai gusti può apparire talvolta asciutta. Molti hanno sempre timore di esagerare col basso, soprattutto quando si ha a che fare con un diffusore di ampio litraggio. Direi che è semmai un problema di ambiente, di interazione con il software, di “controllo” delle basse frequenza in base alle elettroniche impiegate. Quando la situazione a monte e a valle del sistema di altoparlanti è ottimale (o almeno quasi ottimale) ecco che una prestazione davvero “a gamma intera” da parte del diffusore non può avere controindicazioni. Sapete come la penso su questo tema. Le Thiel non giocano sull’esagerazione o sull’ispessimento della porzione mediobassa dello spettro, tanto meno cedono alla tentazione (facilissima con queste dimensioni) di giocare sull’impatto più o meno rimbombante della seconda ottava a partire dal basso. Questo lo posso dire (o meglio scrivere) dopo averle ascoltate in diverse configurazioni. Le Thiel sono (peraltro da tradizione ben consolidata) delle americane “sane”, adatte certamente ad ambienti di ascolto capaci di offrire loro il giusto respiro, che sanno convincere alla lunga piuttosto che impressionare nel breve periodo. Anziché giocare sulla spettacolarità, sembrano puntare le carte sulla correttezza timbrica e sulla focalizzazione di un’immagine ben delineata e sviluppata anche nel senso della profondità. Appare eccellente la risoluzione dei dettagli anche nelle parti più delicate delle pagine sinfoniche di fine Ottocento, quando il segnale musicale scivola verso i livelli del silenzio ed appare quasi evanescente all’interno del vasto spazio sonoro della sala da concerto. Per la loro coerenza di emissione e per l’accurata transizione tra le diverse vie, si prestano senza fatica ad ascolti abbastanza intimi, a distanza più ravvicinata del solito. L’emissione è compatta e coerente, l’impostazione timbrica tendente al “lean”, al magro se vogliamo, meglio potrei dire al “tonico”, per intenderci quel fisico che non arrotondato dal grasso cela con stile muscoli guizzanti e una consistenza che all’occorrenza ha la robustezza dell’acciaio.

Una valutazione del colore strumentale è alquanto positiva ascoltando le tracce di musica strumentale barocca del CD MDG. Vi ricordate il CD offerto da AUDIOreview qualche anno fa? Quel disco suona ancora bene (non lo avremmo scelto altrimenti) e alcune tracce non hanno rivali nell’ambito della musica strumentale barocca. Ad alto livello (di volume) gli archi antichi tendono con la maggior parte dei sistemi a risultare aspri e fastidiosi. Non a caso nessun operatore commerciale si sogna di proporre un disco del genere davanti al pubblico di audiofili che amano quei dischi “soft” di jazz che suonano sempre più o meno bene. Qui il gruppo di strumenti originali di “Musica Alta Ripa” si delinea con chiarezza, direi con fierezza e determinazione, ogni singolo strumento caratterizzato in senso timbrico e prospettico. Si identificano le diverse voci della sezione archi, per la fine trasparenza in gamma media e per un senso di luminosità che offre senza veli le armoniche più alte dei violini, posti in appena sottile evidenza da un’impostazione che nessun particolare della partitura vuole celare. Il fraseggio è brillante, sottolineato dal mobile andamento dinamico, persino il contributo della tiorba, impiegata in questa incisione come basso continuo in sostituzione del clavicembalo, è discreto e tuttavia inequivocabile. Il bello di queste Thiel è che, come soltanto quelli che sono davvero “grandi”, possono passare con tranquillità da un estremo all’altro della discografia.
Sempre raccomandabili i “Quadri di un’esposizione” di Mussorgsky/Ravel nella bellissima e nobile esecuzione di Sinopoli con la Filarmonica di New York. Il maestro italiano chiedeva un respiro solenne all’orchestra americana, sottolineando il fremere delle note più profonde della sezione contrabbassi, la rotondità piena degli ottoni nella prima ottava. Fulminante lo sfavillio delle percussioni e l’episodio dello “Gnomo”, per i suoi tromboni minacciosi e il netto contrasto dinamico, mentre la grancassa (come poteva mancare) arriva a scuotere le pareti. Ecco che si apprezza ancora una volta la trama raffinata e naturale degli archi, mentre ogni sezione strumentale è evidenziata con il “giusto” smalto. La lettura delle voci interne è netta, senza mai cedere all’esuberanza della gamma più acuta.

Le emozioni che può regalare la musica sinfonica sono quasi sempre riservate ai grandi diffusori dinamici. Non è un caso che le 3.7 possano affrontare autori come Mahler, Stravinsky e Prokofiev ricostruendo un campo sonoro coinvolgente. Mi piace dire della nobile raffigurazione offerta al movimento lento della Terza Sinfonia di Saint-Saëns (quella “con organo”), incisa in modo sublime dalla finlandese Ondine. L’entrata in pianissimo dell’organo riempie anche a basso volume lo spazio sonoro, con la pedaliera chiamata a sostenere un tappeto sonoro a bassissima frequenza. Splendido. La coraggiosa esecuzione dei difficilissimi “Etudes” di Godowsky elaborati su quelli di Chopin suonati da Hamelin per la britannica Hyperion (presenti tra le altre cose nel nostro CD “Superpiano”) indica le Thiel come valide candidate al ruolo di eccellente interprete pianistico. Le sfumature sono rifinite con cura, ma sono le potenti ottave martellanti in gamma bassa a sorprendere per coesione e rigore, senza mancare di riempire di suono la nostra sala.

 


 

da AUDIOREVIEW n. 283 ottobre 2007

  • Costruttore: Thiel, 1026, Nandino Boulevard, Lexington, Kentucky 40511-1027, USA. www.thielaudio.com – mail@thielaudio.com
  • Distributore per l’Italia: Audioplasma, Via Puccini 32, 46047 Porto Mantovano (MN). Tel. 0376 244628
  • Prezzo: Euro 12.900,00

CARATTERISTICHE  DICHIARATE DAL COSTRUTTORE

  • Tipo: bass reflex passivo da pavimento.
  • Potenza applicabile: 100-600 watt rms.
  • Sensibilità: 90 dB con 2,83 V ad 1 metro.
  • Risposta : 32-35.000 Hz ±3 dB.
  • Risposta in frequenza a –2 dB: 33-26.000 Hz.
  • Impedenza: 4 ohm (minimo 2,8 ohm).
  • Numero delle vie: tre.
  • Tweeter: cupola da 1 pollice in alluminio – magnete al neodimio.
  • Midrange: da 115 mm in alluminio – magnete al neodimio.
  • Woofer: 250 mm in alluminio – magnete da 2,3 kg.
  • Dimensioni (LxAxP): 320x1140x530 mm.
  • Peso: 41,5 kg

Author: Redazione

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