Editoriale AudioReview 453

Cultura elettroacustica

Un bel sole primaverile ha accolto, nella splendida cornice della torre medievale di San Vincenzo (LI), il 3° Raduno Audiocostruttori organizzato dall’associazione culturale Nuvistorclub.

Dopo 3 anni di astinenza era ancora più palpabile la passione condivisa dai partecipanti e tra loro anch’io ho presenziato l’intero weekend del 6-7 maggio, culminato nel concorso per autocostruttori. Posso così testimoniare che oltre l’audio dei prodotti ipertecnologici, verso cui è sempre più orientato il mercato delle novità, c’è un interesse crescente per un audio basato sulla sana passione per le tecniche elettroacustiche, da conoscere, coltivare, praticare. Per “fare” audio, anziché semplicemente comprarlo, bello e confezionato. Se la passione per le cose “fatte bene” tende ad ampliare il solco che separa i prodotti consumer da quelli specialistici, sospinti dai numeri verso i lussi dell’high-end, l’entusiasmo per l’audio-fai-da-te va ben oltre l’approccio minimalista del “vorrei ma non posso”. Tra gli audiocostruttori non mancano infatti artigiani amatoriali sopraffini, capaci di progetti ambiziosi e di assemblaggi rifinitissimi, risultato di cospicui investimenti in materiali e lavorazioni, e di una dedizione di tempo infinito, dedicato all’autoistruzione e alla sperimentazione oltre che alla costruzione, tempo che se monetizzato supererebbe il valore di preziosi riferimenti di mercato.

Questo dualismo tra i mondi paralleli dell’audiocostruzione e del mercato hi-end ha anche punti di convergenza (le storiche “convergenze parallele”) e contaminazioni, in cui le animate discussioni tra appassionati sono spesso le stesse, anche se con punti di vista e approcci analitici diversi. Del resto il pluralismo dovrebbe essere un valore fondante di un hobby piacevole e, possibilmente, di crescita, anche umana, e sostengo che la riproduzione audio, professionale o amatoriale, debba conciliare la concretezza delle basi tecniche con la soggettività sensoriale ma anche emotiva e culturale. Tutte le declinazioni sono rispettabili e la divulgazione deve puntare a fornire riferimenti affidabili, divertendo. Una vision dell’audio dove emerge imperativa la parola divulgazione.

Chi desidera arrivare a una completa libertà di giudizio, affrancata da mode, congetture autoreferenziali spesso infondate, messaggi pubblicitari tendenziosi, non può fare a meno d’intraprendere un percorso di autoistruzione o, quantomeno, di raccogliere opinioni accreditate.

E qui arriviamo a quanto ho dedotto dalla due giorni di San Vincenzo: la fame di cultura audio.

Premesso che l’elettroacustica è materia che continua a essere pressoché ignorata in ambito universitario, l’informazione di internet, tra social network, forum, siti più o meno sponsorizzati, filmati YouTube, crea un’infodemia che dichiara tutto e il contrario di tutto.
L’immediatezza dell’accesso e la difficoltà di rendere evidenti i livelli di competenza, di esperienza e di imparzialità, producono un grande rumore di fondo, in cui si propagano anche superstizioni e bufale.

Ecco che la mia vision impone, a chiunque si occupi di divulgazione, anche una mission: coltivare chi desideri apprendere le tecniche audio, sia di base che specialistiche, rivolgendosi anche a chi, rispetto all’acquisto dell’ultimo modello di marca, privilegia la speculazione teorica, le relative applicazioni pratiche e la sperimentazione diretta, affinando capacità progettuali ed esecutive.

Solo questa promozione culturale può formare nuove generazioni di tecnici elettroacustici, in grado di dare continuità al mercato e alle professioni legate all’audio, garantendo anche l’autonomia nazionale. Altrimenti tra vent’anni chi mai si occuperà non solo dell’hi-fi domestica ma anche degli impianti professionali?

E giungiamo all’ultimo elemento emerso nel raduno di San Vincenzo: il ricambio generazionale.

Nella gara degli autocostruttori, tra la canizie o calvizie generale, spiccavano due sorprese: un giovane di 25 anni e un ragazzino di appena 12 anni.

Il primo è un volto conosciuto per l’intensa attività di youtuber, in cui dispensa simpatiche lezioni di elettroacustica, ovviamente coi limiti di approfondimento imposti dal mezzo. Come professionista dell’audio, in una propria saletta presentava due suoi progetti di diffusori acustici. Progetti che indicavano un’esperienza ancora acerba, per giunta penalizzati da sorgente e amplificazione discutibili e, soprattutto, da una pesante equalizzazione digitale con cui aveva compensato difetti della sala e di posizionamento. Ma il giovanotto si è riscattato tenendo una seguitissima lezione di elettroacustica che, in circa 3 ore, è riuscita a trovare efficace compromesso tra livello di approfondimento e completezza. Inoltre il suo progetto maggiore, inserito nelle condizioni di riferimento per la gara, ha esibito una correttezza che ha conquistato il premio di categoria.

Il dodicenne, figlio e nipote d’arte, presentava un semplice 2 vie compatto, dal suono impeccabile nella sua semplicità e rifinito con un’originale impiallacciatura, che ha meritato il premio speciale della giuria, a riconoscimento della precoce vocazione.

Le due anomalie impongono a chi fa comunicazione e divulgazione a trovare complementarietà e sinergia con internet, per raggiungere le generazioni dei nativi digitali.
La divulgazione è solo l’inizio per chi voglia costruire competenze professionali, che esigono basi teoriche di livello superiore e lettura di testi specializzati. L’evidenza che scripta manent, ma solo se su carta, mi ha portato a decidere di confezionare la mia vecchia tesi di laurea e pubblicarla col titolo “Woofer e Subwoofer: teoria, pratica, misure”, con cui spero di poter presto dare il mio modesto contributo.
Francesco Sorino

Author: Redazione

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