
Cari amici lettori,
se non esistesse la musica, che vita faremmo?
Questo mi chiedo ultimamente, più un quesito sociologico, antropologico, che una curiosità, debbo ammettere.
E non ne faccio neanche una questione di qualità dell’ascolto (ne faccio una questione di qualità artistica, questo sì).
Perché è vero, come sappiamo bene, che c’è una soglia prestazionale superata la quale della musica si può apprezzare molto meglio il significato e la comunicativa, ma è anche vero che l’importante è ascoltare, conoscere, approfondire.
Eh sì, chissà cosa accade al nostro cervello che, come si sa, è collegato al cuore tramite il sangue, quando ascolta musica.
Certo, ci hanno spiegato che si liberano endorfine. Ma se fosse solo per quello allora basterebbe camminare mezz’ora e le endorfine ci impregnerebbero lo stesso.
No, è qualcosa di molto più profondo, ancestrale, intenso e importante quello che la musica può fare alla nostra anima.
Ci riconnette con qualcosa che forse c’era prima di venire al mondo e forse ci sarà dopo.
Una progressione di note particolarmente ben scritta spalanca porte che nient’altro può muovere.
In qualsiasi stagione della vita, stato d’animo, momento della giornata ascoltare musica (di qualità) ci rende delle persone migliori.
Siamo come scultori che liberano la forma contenuta nel masso informe, con i nostri sistemi.
Quel che conta, però, è svolgere una ricerca incessante e avere un animo disposto a lasciarsi incantare, non rivaleggiare con Michelangelo.
Giocare con i nostri apparecchi, usarli, ha un significato più alto di quanto non possa descrivere la parola audiofilo.
Viva la Musica (Grazie Musica)
Andrea Della Sala