Un paio d’anni fa T+A, il costruttore tedesco di sistemi audio di grande raffinatezza e particolarità più volte ospitati sulle pagine delle nostre
riviste, ha messo in produzione una linea di apparecchi dalla forte caratterizzazione con l’intento di celebrare il venticinquennale della fondazione dell’azienda.
I primi componenti ad essere commercializzati sono stati l’amplificatore integrato siglato V10 ed il giradischi analogico G10, ma nelle intenzioni del produttore la serie doveva comprendere anche un giradischi digitale che, in linea con la filosofia alla base dell’intera gamma, non poteva che essere in formato SACD.
Finalmente, qualche mese fa la presentazione del componente “mancante”, ed oggi abbiamo la possibilità di dare uno sguardo approfondito al giradischi digitale, dopo aver visto con Fabrizio Montanucci nel numero 244 di AR le particolarità dell’amplificatore V10.
Esterno e funzioni
Che il D10 sia un prodotto particolare risulta immediatamente evidente non appena lo si estrae dal suo, peraltro voluminoso, imballo, presentando geometrie, colori e materiali sicuramente tra i meno usuali nel settore audio-video, nel quale con rare eccezioni le forme si discostano dal parallelepipedo e le finiture rappresentano un mondo essenzialmente bicolore, fatto di argento e nero. Come già il suo amplificatore di elezione, e come anche il suo cugino/antagonista giradischi analogico (per il quale, però, il cerchio è forma naturale), anche il D10 presenta una struttura articolata e, per quanto a pianta rettangolare, dalle forme tondeggianti; la parte superiore è infatti una sovrapposizione di livelli delineati dalle coperture di alcuni componenti e da una lastra di cristallo, che si alza al di sopra del piano di resina acrilica, colorata in una tenue sfumatura di celeste, che costituisce la parte superiore dell’apparecchio ed alla quale è fissato saldamente il vano della meccanica di lettura.
I cilindri di rete metallica che si inseriscono nelle apposite sedi ricavate nel ripiano di cristallo, celeste anch’esso, proteggono le quattro valvole, consentendo al contempo la circolazione dell’aria necessaria al raffreddamento; dietro le valvole i due cilindri di alluminio nascondono altrettanti condensatori elettrolitici, utilizzati nello stadio di alimentazione per i circuiti analogici, mentre i due ulteriori cilindri, bassi e larghi, posti alle estremità laterali contengono due trasformatori toroidali.
La base del contenitore è un rettangolo con gli spigoli costituiti da tronchi di cilindro sui quali, tramite coperchi a vite, è fissata la copertura in resina; per garantire un buon disaccoppiamento con la superficie su cui il lettore è poggiato, le facce inferiori di questi “angolari” sono in realtà dei dischetti metallici flottanti rispetto al corpo del telaio. Si inizia così a scoprire che il disegno del D10 non è dovuto soltanto a questioni puramente estetiche, ma ogni particolare ha una sua precisa valenza funzionale; la stessa resina acrilica utilizzata per la copertura è stata scelta perché in grado di smorzare eventuali vibrazioni e questo, assieme alla massiccia struttura del meccanismo di apertura del vano dischi (ricavata da un unico blocco di alluminio e fissata al piano di copertura), garantisce l’isolamento del disco in lettura dall’ambiente Allo stesso obiettivo punta anche la parte mobile del meccanismo di apertura, anch’essa ricavata da un pezzo unico, in virtù del suo peso e della guarnizione di tenuta.

Non sono molti, in particolare in questi tempi di integrazione ultraspinta, i lettori che mostrano una tale densità di componenti. Il circuito stampato in primo piano è quello dedicato ai convertitori con gli associati operazionali Analog Devices; la scheda “lunga” invece ospita le varie sezioni dell’alimentatore e lo stadio di uscita a valvole.
Sul pannello frontale trovano posto due manopole, la finestra del display ed una serie di sei pulsanti disposti simmetricamente rispetto all’asse mediano (ma la simmetria informa l’intera struttura, come dimostrano anche le coperture metalliche a vista). Per quanto attiene alle possibilità di collegamento, il pannello posteriore mette a disposizione le prese per i due canali del segnale analogico, le due prese per il segnale digitale in formato ottico e rispettivamente elettrico e le due prese RJ-12 per il collegamento in cascata con altri apparecchi dotati del protocollo Rlink per il controllo delle funzioni.
Un piccolo deviatore posto accanto alle prese RJ permette di limitare la banda del segnale in uscita, in modo che il lettore possa essere collegato senza problemi anche ad amplificatori progettati per segnali con caratteristiche meno “spinte” di quelli caratteristici del SACD. La manopola di sinistra sovrintende all’accensione dell’apparecchio tramite due possibili modalità, nella prima delle quali il filamento delle valvole viene alimentato gradualmente sino a raggiungere la tensione di esercizio; ma se il lettore è collegato all’amplificatore V10 tramite la connessione Rlink, selezionando la posizione “auto” si ottiene l’accensione automatica asservita alla selezione della sorgente “disc” sull’amplificatore.
Quattro dei sei pulsanti svolgono le usuali operazioni di controllo della meccanica, mentre i restanti due vengono utilizzati rispettivamente per la selezione dello strato e per la modifica del profilo della risposta. Per selezionare lo strato CD oppure SACD in un disco ibrido si utilizza il pulsante posto alla destra del display, il quale però permette anche di scegliere la traccia stereo o multicanale dello strato ad alta risoluzione; la ragione di questo meccanismo risiede nella presenza di due soli canali di uscita
dal lettore. Se allora si seleziona la parte multicanale del disco, ciò che si ascolta sono i contenuti dei due soli canali registrati come frontali, perdendo completamente l’informazione contenuta nei canali di ambienza; la soluzione al problema viene dal cosiddetto “downmix”, che altro non è se non la miscelazione di tutti i canali in un formato stereo. La modalità downmix viene abilitata con una pressione prolungata del pulsante in questione ma a disco fermo, perché questa operazione implica la re-inizializzazione del DSP.
Uno dei problemi che sorgono quando si utilizzano tecniche di sovracampionamento sui dati letti in formato CD è quello della comparsa di segnali spuri. A questo si può ovviare modificando il filtro digitale, ed è proprio ciò che è stato fatto dai progettisti di casa T+A; il risultato sono quattro differenti algoritmi selezionabili a piacimento tramite l’ultimo dei pulsanti sul frontale. Nel caso in cui il software in riproduzione sia in formato SACD, al posto degli algoritmi di filtraggio di cui sopra il DSP esegue quattro routine di modifica della risposta che, combinate con la possibilità di selezionare la banda anche per il segnale analogico (vedi deviatore sul pannello posteriore), permettono di ottimizzare il comportamento della catena di ascolto.
Realizzazione
Della realizzazione esterna abbiamo parlato in un certo dettaglio, rivolgiamo perciò ora la nostra attenzione all’interno della macchina.
Raramente si vedono “semplici” lettori SACD con una tale densità di circuiti elettronici, segno che il progetto lungamente meditato è stato poi realizzato senza preoccuparsi eccessivamente dei costi, come d’altra parte è giusto in un apparecchio che deve celebrare una ricorrenza importante. Iniziamo col dire che i due trasformatori toroidali che si intuiscono dall’esterno vengono utilizzati per alimentare separatamente la sezione analogica e quella digitale; tutto il circuito di alimentazione è ospitato a bordo di una basetta che occupa praticamente la metà posteriore del vano disponibile ed è fittamente popolata da componenti. Sullo stesso circuito stampato che ospita i circuiti di alimentazione sono montate anche le quattro valvole, 12AX7 per lo stadio pre ed ECC99 per quello di uscita, assieme ai due grandi elettrolitici.

Oltre alle uscite per i due canali analogici, il pannello posteriore ospita anche i connettori per i segnali digitali in entrambi i formati ottico ed elettrico, le prese RJ-12 per il collegamento di apparecchi dotati del protocollo Rlink e quella per il ricevitore di telecomando. A destra delle RJ il piccolo deviatore che limita la banda dello stadio analogico.
L’elaborazione dei segnali digitali è affidata ai circuiti, montati su due stampati differenti. Il primo è un completo sottosistema di decodifica
PCM e DSD prodotto da Philips, già visto su altri lettori di rango, e basato su un DSP Ziva5 che contiene sia il processore, Sparc, che due unità DSP; è affiancato in questa particolare implementazione dal decoder per lo stream DSD SAA7329 di produzione Philips. L’altra scheda ospita invece il DSPB56367 di produzione Freescale (Motorola) e tutta la serie dei DAC PCM1796 a marchio Burr-Brown, dei gioiellini da 24 bit-192 kHz; l’ottimo livello dei componenti attivi è accompagnato dalla accurata selezione di quelli passivi, come testimoniano ad esempio gli elettrolitici Cerafin ed i condensatori Wima.
Poiché in elettronica vale l’aurea (ed economica, nel senso di rispettosa dei dettami dell’economia) regola per cui “circuito che funziona non si cambia”, alcune delle soluzioni utilizzate nel D10 sono integralmente riprese dall’ottimo lettore SACD1245R provato su AR 257; la meccanica di lettura è ad esempio la stessa utilizzata su quella macchina, così come identiche sono le sezioni di circuito dedicate alla conversione D/A ed i particolari componenti utilizzati, tra cui fotoaccoppiatori ed iCouplers (accoppiatori magnetici di Analog Devices).
Conclusioni
Seguendo la suggestione di una linea di da musica allo stato dell’arte, T+A celebra nella maniera più degna il proprio anniversario affiancando all’amplificatore integrato V10 ed al giradischi G10 un lettore dalle superbe caratteristiche. Il design riprende le linee, i colori ed i materiali già utilizzati per gli altri due componenti e caratterizza questo oggetto in maniera unica; ma non di sola estetica brilla il D10, dato che il progetto ricco di soluzioni circuitali raffinate e particolari, realizzato in maniera egregia scegliendo materiali e lavorazioni senza risparmio, si dimostra capace di prestazioni di notevole spessore, eguagliate solo da pochi altri lettori.
Una realizzazione, dunque, che pur offrendosi con un ammiccamento all’attrazione estetica mostra, alla prova dei fatti, di avere anche il “contenuto”. E di alto livello.
Giancarlo Corsi
Da un player con uscita valvolare non ci aspettavamo prestazioni tecniche al limite, soprattutto in termini di rumore, ma in questo caso abbiamo dovuto prontamente ricrederci.
I dati di risoluzione integrale, che al rumore elettronico introdotto dagli stadi di filtraggio e bufferizzazione di uscita sono estremamente sensibili, risultano pari al limite teorico, il che in una tipologia di componente del genere non era mai accaduto. Che la conversione sia linearissima lo testimonia poi ancor meglio lo spettro del tono ditherizzato da -70.3 dB, anche questo pressoché coincidente con il modello ideale, ed in misura solo di poco minore lo spettro del doppio tono di massima ampiezza. La risposta in modalità standard è alquanto lineare, e come negli altri T+A a filtraggio variabile dipende comunque notevolmente dal filtro selezionato, peraltro molto più come player di compact disc che di Super Audio CD. Eccellente anche la linearità di conversione come SACD, anche se in questo caso il rumore risulta di alcuni dB superiore a quello delle macchine più silenziose esaminate fino ad oggi.
F. Montanucci
L’ascolto
Confesso di soffrire della stessa sindrome cui accennava Marco Benedetti nel commento alle sue sedute d’ascolto del V10, quando diceva: “Ora, non è difficile per un audiofilo con un minimo di esperienza associare un prodotto particolarmente curato dal punto di vista estetico con operazioni modaiole che necessariamente comportano una qualità musicale non in linea con la fascia di prezzo, e quindi diffidare…”, per cui mi sono avvicinato all’ascolto del D10 con quel tanto di cautela in più che serve per non farsi abbagliare dai luccichii estranei alla sostanza delle cose. E d’altra parte è anche vero che, in base all’esperienza fatta con gli altri prodotti di casa T+A, nell’approccio al D10 si può partire da un ragionevole livello di confidenza, che tende ad abbassare la soglia di “spietatezza”; insomma, il conflitto mi attanaglia, per cui l’unica soluzione è ancora una volta quella “sperimentale”. Mano ai dischi e che siano le orecchie a giudicare!
La realtà dell’ascolto dimostra già dalle prime note che anche questo lettore è un degno figlio del “mestiere” sin qui dimostrato dai progettisti T+A; la stoffa di cui è fatto appare immediatamente, quasi con fare perentorio e comunque inequivocabile, e la musica fluisce piena e piacevole, con un ottimo equilibrio timbrico del tutto naturale e senza colorazioni. Per quanto il D10 mostri un ottimo comportamento anche con i “semplici” CD, è con i dischi in alta risoluzione che le sue qualità emergono in maniera prepotente; la maggiore ampiezza di banda, soprattutto, permette di ascoltare particolari che con il più datato formato vengono semplicemente persi.
Se poi si prova a spostare il deviatore che limita la banda del segnale analogico, si trova che la configurazione più “permissiva”, in cui il D10 dichiara una banda di 120 kHz, è anche la più onesta. I filtri digitali aggiungono poi quella possibilità di rifinitura che in alcuni casi aggiunge quel briciolo di completezza della cui mancanza non ci si era resi conto ma che, evidentemente, è meglio se c’è. Al proposito mi ha colpito, per l’ennesima volta da quando è entrata a far parte della mia collezione, la registrazione dei “Carmina Burana” in SACD, che con la sua ricchezza dinamica e le ampie variazioni di volume costituisce un test completo; nonostante sia una delle mie composizioni preferite, che ho ascoltato e posseggo in varie versioni e supporti, riprodotta dal D10 ha mostrato particolari dei quali non sospettavo l’esistenza. I colpi di grancassa, e gli ottoni squillanti assieme ai pianissimo del coro, non saranno facili da dimenticare.
A questo punto una domanda inizia a frullarmi nella testa: e se avesse avuto cinque canali?
G.C.
Costruttore: T+A Elektroakustik GmbH & Co. KG, Planckstrasse 11, 32052 Herford, Germania. www.taelektroakustik.de
Distributore per l’Italia: Hi-fi United, Via Manfredi 98, 29100 Piacenza. Tel. 0523 716178
Prezzo: Euro 6490,00
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Risposta in frequenza: 4÷20.000 Hz CD, 4÷60.000 Hz SACD normal, 4÷120.000 Hz SACD wide.
Distorsione armonica totale: <0,015%.
Rapporto S/N: 100 dB.
Separazione tra i canali: 100 dB
Da AUDIOreview n. 265 febbraio 2006