Intelligenza artificiale e futuro dell’audio: un nuovo paradigma all’orizzonte?
Nel numero primaverile di AudioGallery, Andrea Della Sala riflette sulle innovazioni che l’AI e la realtà aumentata stanno portando anche nel mondo dell’ascolto audio. Tra remix personalizzabili e codec neuronali, la qualità diventa sempre più contestuale e immersiva. Ma niente paura: l’alta fedeltà tradizionale è ancora capace di regalare emozioni profonde.
Cari amici lettori, eccoci al numero primaverile di AudioGallery.
Se è vero che una rondine non fa primavera, è pur vero però che due o tre indizi fanno una prova.
A cosa mi riferisco? A quello che l’Intelligenza Artificiale sta promettendo possibile anche nel nostro settore.
Con l’arrivo di visori avanzati e ambienti virtuali (Apple Vision Pro, Meta Quest), si stanno sviluppando codec audio ultra-efficienti e adattivi, pensati per interagire in tempo reale con il movimento della testa, della scena, dell’ambiente. Non si tratta tanto, forse, di qualità audiofila, quanto di qualità contestuale. Ma audiophile scommetto che lo diventerà, aprendo scenari che oggi, seduto sulla poltrona con il plaid sulle ginocchia, fatico a immaginare compiutamente.
Oltretutto alcuni laboratori di ricerca stanno sperimentando formati in grado di separare in tempo reale le componenti del mix (voce, strumenti, ambiente), un po’ come già fanno alcune app di stem separation. Io le uso per studiare alcune parti di batteria, ad esempio.
L’idea è quella di avere un formato musicale in cui l’utente possa “ri-mixare” l’ascolto in base al proprio gusto, o al tipo di impianto (e qui non si fatica ad immaginare i terrificanti scenari possibili…). Tutti novelli Steven Wilson?
Ancora a livello di ricerca, ci sono esperimenti per codificare il suono non tanto in base a ciò che è oggettivamente registrato, ma in base a ciò che l’orecchio umano percepisce. Una compressione più “neurologica” che matematica, diciamo. Futuribile, ma interessante. Ovvero, audio neuronale e psicoacustico.
Non c’è dunque un “nuovo DSD” all’orizzonte in senso stretto, ma il panorama si sta muovendo su forme di fruizione più intelligenti (?), immersive e adattive, più che sul puro numero di bit e kHz.
Un cambio di paradigma, più che di formato. Staremo a sentire.
Per il momento noi rimaniamo saldi nei tradizionalissimi ascolti stereo che, come leggerete più avanti, ci danno ancora enormi soddisfazioni…
Viva la Musica.
Andrea Della Sala
In questo numero: test esclusivi, anteprime, hi-fi classico e futuro dell’audio
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