
Carissimi amici,
il mondo è impazzito, sembrerebbe, in questo ultimo periodo.
In realtà è solo un’impressione.
Che sia impazzito, dico.
Non ci si deve meravigliare che esplodano conflitti bellici.
Se ci si ritrova in tribunale per una questione condominiale di principio, se ci si accoltella per una precedenza non data, se si pensa sempre e costantemente di essere superiori agli altri e si soffre nel non vedere pubblicamente riconosciute le proprie autoattribuite virtù, forse qualcosa potremmo fare partendo proprio da noi stessi. Il mondo è un luogo meraviglioso, ma è anche il teatro delle prove che ci attendono inesorabili.
Ognuno dà a questa realtà ineluttabile il significato che pensa sia più attinente.
Non ci stupiamo, condanniamo certamente con forza le atrocità che vengono perpetrate per motivi indicibili, ma non possiamo stupirci. Purtroppo.
Possiamo fare qualcosa?
Sì, possiamo. Possiamo provare, nel nostro piccolo, a vivere senza prevaricare, giudicare, insultare.
Voglio compiere un piccolo peccato di vanità, annettendomi alla parte di chi, di fronte ad un concerto di musica antica per clarinetto ed archi, non riuscirebbe mai ad esprimere il minimo concetto legato alla violenza. Si comincia così, infittendo poi le fila. Lo voglio sperare.
Non so cos’altro si potrebbe scrivere, atteso che si scrive, appunto, per lasciare un segno. Di sdegno, di presenza, di attenzione. Di speranza. Vi auguro e mi auguro di poterci sorprendere a coltivare il rapporto con l’altro, con la natura, con le espressioni artistiche, con la storia, con gli amici, con voi e noi stessi.
Lascio un numero di AudioGallery particolarmente sentito, scritto mentre le angosce per la guerra lampeggiano sinistre nella mia sala prove inondata di musica, stupito dalla bellezza del mio lavoro, spaventato dal fatto che possa non durare per sempre.
A presto.
Viva la Musica.
Andrea Della Sala