I kit dei lettori

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Innanzitutto mi presento: sono un audiofilo 23enne e, come molti altri audiofili, ho a che fare con due esigenze contrastanti: il limitato budget, e il desiderio di un impianto che riproduca musica, non inquinamento acustico. Dopo aver attraversato vari stadi evolutivi (anch’io ho cominciato a 14 anni con un rack Technics equipaggiato di giradischi modello polistirolo+masolite e amplificatore a power-pack con indicatori di uscita a LED!) ed essere gradualmente arrivato, dopo periodi di tecnicismo, al binomio analogico + valvole, a mio parere l’unica via diretta verso l’alta fedeltà che dia modo di evitare l’onanismo tecnologico, mi sono reso conto che l’unico modo per mettersi in casa apparecchi bensuonanti senza doversi dissanguare per arricchire importatori e lo Stato era… imparare a costruirseli!

Quello che vi presento è una mia interpretazione sul tema «Pre a tubi». La cosa interessante per voi è che in alcune fasi della sua progettazione mi è stato di notevole aiuto il vostro Cross-PC, specificamente per la messa a punto della rete RIAA, completamente passiva. Ma andiamo con ordine.

Il mio preamplificatore – esemplare unico – si chiama TM Audio «LYCA». TM Audio è il marchio, ufficiosissimo, che pongo sulle mie realizzazioni (questa non è la prima). «LYCA» sta per «Luxury You Can’t Afford».

I più esperti avranno già riconosciuto il telaio, originariamente destinato ad un mai costruito Edison One, fratellino del famoso Aria Twelve.

Il circuito, nato da una costola (il trasformatore di rete) dell’Audio Innovations 1000, presenta qualche punto di contatto con quest’ultimo, ma dal punto di vista «filosofico» è abbastanza diverso. Onore al merito comunque agli amici della Audio By Design di Brighton, in particolare all’ineffabile Peter Qvortrup e al suo braccio destro Guy Sergeant, che mi hanno fornito assistenza sia morale che materiale: telaio, trasformatore, uno splendido potenziometro Noble a film spesso ed altri componenti vitali.

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Senza di loro «LYCA» non avrebbe visto la luce.

Tutto ruota attorno ad un circuito noto ma non molto usato negli apparecchi commerciali (per quanto esoterici e costosissimi!), il cosiddetto Shunt Regulated Push-Pull o SRPP, da qualcuno conosciuto anche come Totem Pole. Non sarò certo io a tesserne le lodi per primo, mi limito a ricordare che le prestazioni di cui è capace, in termini di linearità, banda passante, impedenza di uscita, accettazione in ingresso, swing di tensione disponibile in uscita e soprattutto suono sono eccezionalmente elevate.

È possibile collegare un CD player all’ingresso Phono di LYCA senza saturarlo! Provare per credere.

Gli svantaggi sono essenzialmente la necessità di un triplo alimentatore piuttosto complesso, con un’alta tensione ben sostenuta (almeno 3000 V, che devono essere ben filtrati) e 2 uscite a 6,3 V – ovvia mente meglio se in continua – per i filamenti, ciascuna riferita ad un potenziale circa 30 V più positivo di quello del rispettivo catodo, come insegnano i manuali. Una tensione catodo-filamento troppo elevata è possibile causa di fischi e fastidi vari non eliminabili altrimenti. Inoltre, a meno di usare tubi iperselezionati, lo SRPP può creare qualche deriva in continua sull’uscita che renderebbe critico l’eventuale accoppiamento diretto con uno stadio successivo. Ma LYCA (l’affidabilità prima di tutto) non è accoppiato in continua. Qui gli stadi SRPP sono 3, di cui 2 dedicati all’ingresso Phono (ECC83 in ingresso, RIAA passiva, poi 6FQ7 e potenziometro del volume) più uno stadio di linea, equipaggiato con le gloriose ed eccellenti, per quanto quasi dimenticate, 6SN7GTB a passo octal.

Il circuito audio è completamente cablato in aria su un controtelaietto di alluminio spesso 2 mm, fissato al telaio con l’interposizione di cuscinetti in neoprene espanso.

La viteria è in ottone, preferito all’acciaio perché amagnetico.

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E presente anche un’uscita passiva, prelevata in direttissima dal cursore del potenziometro del volume; quest’ultimo, come già detto un eccellente componente Noble blindato a film spesso, è, secondo i dettami del più schietto esoterismo, l’unico comando esistente, oltre ad un semplice selettore rotativo a 4 posizioni. Non ho previsto nessun loop di tape monitor (un interruttore in meno e cablaggi in meno) né un controllo di bilanciamento: il tracciamento delle due sezioni del Noble è semplicemente perfetto anche per attenuazioni elevatissime. Il circuito è completamente privo di controreazione e, in confistadio di linea, il segnale attraversa in tutto 8 componenti: 3 tubi, 3 condensatori (per ora normali ERO MKT in poliestere metallizzato, ne arriveranno comunque di migliori), 1 resistenza e il controllo di volume! Il percorso del segnale è lungo sì e no 70 cm, dall’ingresso all’uscita.

L’alimentazione anodica, ispirata alle realizzazioni de «L’Audiophile», fa capo ad una batteria di condensatori elettrolitici del valore globale di 5300 µF, di cui 4700 (10x 470/385 V) nel secondo stadio; metodo rude, ma efficace per ottenere una ragionevole impedenza d’uscita ed una buona regolazione anche in regime transiente senza fare ricorso ad alimentazioni stabilizzate. Anche il cablaggio, di sezione apparentemente spropositata per una corrente a pieno carico di circa 70 mA, è realizzato tenendo a mente questo. Nulla impedisce, però, di sperimentare un regolatore a tubi, cosa che prima o poi finirò per fare. La tensione di uscita è di 380 V.

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Quanto ai filamenti, sono affidati a due alimentatori indipendenti, filtrati con 6000µF (4 x 1500) ciascuno, ed equipaggiati di semplici regolatori a transistor.
Quanto alla rete RIAA, preso atto che sostanzialmente si tratta di un filtro passabasso, nulla impedisce di controllarne il comportamento con Cross. In questo caso, il carico è rappresentato dalla resistenza di griglia dello stadio sucessivo, in parallelo con la sua capacità parassita d’ingresso, che nella 6FQ7 ammonta ad un mostruoso 2,3 picoFarad, allegramente trascurati.

Si tratta dunque di inventare un altoparlante fittizio, di risposta lineare (fs 5 Hz, fa 99999 Hz, dB/ott 0) da usare come carico, ovviamente resistivo: prima di calcolare il grafico, occorrerà rispondere «S» alla domanda «Risposta altoparlante?» e «N» a «Impedenza altoparlante?».

L’efficienza di 108 dB (vedi grafici) è stata scelta per centrare perfettamente la curva di risposta nel riquadro.

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Avute queste accortezze, si possono caricare i valori dei componenti nella «Rete passa-basso» e divertirsi a modellarne la risposta.

A titolo di paragone, in uno dei fogli ho provato a simulare la risposta RIAA di 4 diversi preamplificatori dotati di deenfasi passiva. A meno di grossolani errori, i risultati sono ottimi. Cross-PC mi è stato utile anche in altri casi, quando si è trattato di eliminare problemi di «motorboating» (oscillazione
a bassa frequenza); insidia frequente quando si riprogetta lo stadio Phono di qualche vecchio integrato a valvole (il mio sintoampli Pioneer SX-82 del 1965
ne sa qualcosa) equipaggiato con potenziometri di volume di alto valore, tipicamente 500 kQ, pretendendo che il nuovo stadio sia senza controreazione, abbia alto guadagno e RIAA passiva!

Per finire, qualche nota sulla voce di LYCA, l’unica cosa realmente importante!

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Bene, il suono di LYCA non è (e non ha mai voluto essere) alcunché di «eufonico» o in qualche modo edulcorato. Non suona né come un pre a valvole né come uno a transistor, è un tentativo discretamente riuscito di «pre che non suona». Ha un suono controllatissimo, di grana estremamente fine, dal contrasto dinamico preciso e senza sbavature. Riesce a riempire tutta la mia (piccola) stanza con un fronte sonoro arioso ma materico, delineato con grazia ma dai contorni definiti, del tutto privo di legnosità o velature.

L’impressione globale è che a suonare sia l’aria, non le casse. (La trasparenza è una caratteristica tipica del circuito SRPP, non di LYCA in particolare!!!). Non provoca fatica d’ascolto nemmeno alle prese con incisioni colorate o compresse dinamicamente.

Mi vengono in mente certi audiofili che non fanno che lamentarsi della qualità delle incisioni… A mio parere, un componente Hi-Fi, se veramente trasparente, non può e non deve rendere inascoltabili le incisioni mediocri; farà notare che lo sono, ma le farà godere per quanto possibile, e non ha bisogno di «eufonia» o colorazioni ruffiane per far questo. Se su 200 dischi solo 5 suonano ascoltatori, è il vostro impianto ad avere dei problemi, non i vostri dischi!!!
Come termine di paragone, la qualità sonora di LYCA a mio avviso, supera quella del mio 800 C. Pressoché indistinguibile il suono dell’uscita attiva da quello della passiva, a conferma della linearità dello stadio di linea e delle 6SN7.

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Ovviamente non pretendo di insegnare niente a nessuno; anzi, ho tutto da imparare. Questa realizzazione mi sembra però interessante per almeno due ragioni: 1) conferma che farsi in casa un pre esoterico non sarà facilissimo, ma è tutt’altro che impossibile; 2) è un esempio di applicazione un po’ «fuori dagli schemi» di Cross-PC.
Auguri per la vostra rivista.

di Diego Nardi


DATI TECNICI

  • Risposta in frequenza: Curva RIAA ± 0,5 dB
  • Guadagno configurazione attiva: 49dB a 1 kHz
  • Guadagno configurazione passiva: 30 dB a 1 kHz
  • Accettazione ingresso phono: >1 V
  • Impedenza ingresso phono: 47 kΩ/10pF
  • Impedenza ingressi alto livello: 100 kΩ
  • Massimo livello d’uscita: >100 V
  • Impedenza d’uscita: circa 3 kΩ
  • Fase: Uscita passiva non invertente. Uscita attiva invertente

da AUDIOreview n. 106 giugno 1991