AR Classic 5

Il sistema AR Classic 5 nel suo settore rappresenta l’evento dell’anno, paragonabile per importanza al passaggio di Linn al digitale, un marchio impostosi a suo tempo come il più oltranzista tra i costruttori di sorgenti analogiche nella negazione di qualsiasi validità per l’audio di origine numerica.

Evento dell’anno dunque e senza esagerare. Come definire altrimenti il passaggio al bass-reflex di AR, il costruttore che per primo, nei tardi anni ’50, ha realizzato un diffusore a sospensione pneumatica, sistema divenuto un emblema di famiglia, oltreché l’artefice del suo successo a livello planetario?

I lettori con maggiore esperienza comprenderanno all’istante la portata dell’evento, per gli altri tanto vale fare un po’ di storia. Agli albori della riproduzione ad alta fedeltà, per ottenere un’accettabile risposta alle basse frequenze, si impiegavano altoparlanti di dimensioni colossali per i criteri odierni. Questi erano montati su pannelli piani: più grandi il pannello e la membrana, più estesa la risposta dell’altoparlante. Ciò portò in breve ad avere diffusori di proporzioni inaccettabili, sia pure per l’utenza elitaria di quel tempo. Si tentò quindi di chiudere l’altoparlante all’interno di un contenitore, incaricato di simulare le caratteristiche di un pannello di grande estensione, da cui la denominazione del sistema, «baffle infinito», abbastanza diffuso ma dalle prestazioni tutt’altro che eclatanti.

Il mobile è realizzato in medite di spessore consistente; la sua coibentazione è affidata ad uno strato di materiale acrilico.

Altri sistemi tipici dell’epoca erano quelli a tromba, che per il caricamento della gamma bassa ponevano problemi di dimensionamento ancora maggiori, sia pure sfruttando a tal fine le pareti della stanza, ed il bass-reflex, dal funzionamento incerto a causa della scarsa conoscenza dei principi e dei parametri che influiscono sulla sua operatività, codificati soltanto in epoca più recente.

Seppure destinati all’impiego domestico tali diffusori somigliavano a grossi armadi, il che impediva il diffondersi della riproduzione audio di qualità anche per il loro prezzo molto elevato.

In un panorama di questo genere, quando FAR presentò il modello 1, primo diffusore a sospensione pneumatica, nel quale l’aria contenuta all’interno del mobile a tenuta stagna si incaricava di smorzare la corsa dell’equipaggio mobile, consentendo una qualità di emissione ed un’estensione in gamma bassa prima impensabili, la risposta da parte del pubblico fu decisamente calorosa.

Infatti con un woofer di «soli» 30 cm di diametro inserito in un mobile da libreria, si ottenevano prestazioni migliori di tanti sistemi ben più grandi (si pensi che all’epoca Electro-Voice commercializzava woofer da 76 cm di diametro), oltre ad un forte contenimento dei costi di produzione. Il successo incontrato assunse proporzioni di sempre maggiore rilievo, grazie a modelli come il 3, primo in assoluto ad impiegare trasduttori a cupola sulle vie media ed alta, il 4, il 6, il 10 pi greco, reinserito da qualche anno in listino, e l’atipico LST, rivitalizzato da Cello nel suo modello Amati. Anche il costruttore svizzero Rowen propone diversi diffusori improntati alla tradizionale filosofia di costruzione AR, che sono stati presi in esame anche da AUDIOreview.

La bella stagione durò fino alla serie 9, a cavallo tra i 70 e gli ’80, dopodiché si entrò nella parte discendente della china, forse a causa di progetti troppo velleitari, pur se era a disposizione un patrimonio tecnologico tra i più consistenti, oppure non rispondenti alle aspettative del pubblico, che iniziò a non riconoscere più nel marchio un sinonimo di qualità sonora indiscutibilmente superiore, come era avvenuto fino ad allora.

I componenti del filtro sono disposti sulla facciata interna della vaschetta. Semplicissima è la realizzazione del crossover.

Subentrò così una lunga fase di transizione, caratterizzata peraltro da ripetuti passaggi del pacchetto azionario, interrottasi all’acquisizione da parte del gruppo Jensen International. La IJI ha operato un forte rilancio del marchio, intrapreso dando nuova vita ad alcuni tra i vecchi modelli cui il pubblico aveva dimostrato un indubbio attaccamento, e culminato con la commercializzazione della serie Classic, comprendente il sistema in esame.

Per le loro caratteristiche progettuali i Classic 5 rappresentano dunque il più incisivo momento di rottura nella tradizione di quello che ancora oggi è il più blasonato tra i marchi appartenenti alla scuola statunitense della costa est.

L’AR Classic 5

In effetti, ora che i parametri e le leggi alla base del comportamento di un altoparlante inserito in un volume accordato sono perfettamente noti, non avrebbe senso intestardirsi su una tecnica costruttiva che, per quanto valida, nei sistemi di cubatura più ridotta non può offrire le prestazioni tipiche di un progetto aperto ben eseguito. Queste probabilmente le considerazioni alla base del modello 5, il più piccolo della serie Classic, basato su un woofer caricato per l’appunto in bass-reflex ed inserito in un mobile di dimensioni contenute e tali da permetterne l’installazione in una qualsiasi libreria. Il costruttore tuttavia consiglia l’impiego di supporti per diffusori.

Il tweeter è del tipo a cupola, in tessuto da 26 mm di diametro. La bobina è smorzata con olio magnetico, mentre il pannello è conformato in modo da realizzare un corto trombino.

Il tweeter ha una cupola morbida in tessuto, da 26 mm ed inserita in un pannello conformato in modo da generare un corto trombino che incrementa lievemente la sensibilità del trasduttore. La bobina mobile è smorzata per mezzo di olio magnetico. Si tratta di un tra
sduttore di ottima qualità, impiegato anche sui modelli superiori della gamma.

Diversamente dal solito è il woofer ad occupare la posizione più elevata sul pannello frontale, contenendo eventuali interazioni con le riflessioni della sua emissione provenienti dal pavimento.

Il woofer ha un diametro di 13 cm e membrana in polipropilene. Sufficientemente dimensionato è il complesso magnetico, ma il suo punto forte è il rigido cestello pressofuso.

Il mobile è rea lizzato in medite di consistente spessore e coibentato per mezzo di materiale acrilico, utilizzato in modica quantità. Il crossover è montato sul retro della vaschetta portamorsetti; semplice è la sua realizzazione, che impiega componenti di qualità.
Le connessioni infine prevedono morsetti di generose dimensioni, sdoppiati per il pilotaggio in bi-wiring.

Prestazioni

Le misure rilevate in ambiente mostrano un andamento prevalentemente in salita della risposta, sintomo di una riproduzione sicuramente brillante ed aperta.

Le curve sono piuttosto regolari e la dispersione, molto buona, come visibile dal secondo grafico.

In camera anecoica è stata rilevata una sensibilità di tutto rispetto per un sistema di proporzioni tanto ridotte; la risposta in frequenza è sostanzialmente regolare, con una tendenza ad un graduale incremento del livello a partire dalle frequenze medie, mentre l’estensione in basso è proporzionata al diametro del woofer.

I morsetti di ingresso sono sdoppiati per il pilotaggio in bi-wiring e consentono l’impiego di cavi terminati.

Di rilievo è l’estensione del tweeter, il punto a -6 dB si trova a 28 kHz. Le distorsioni sono mediamente contenute, un po’ meno sull’estremo inferiore, in corrispondenza del quale si evidenziano i limiti dell’alto parlante impiegato, comuni peraltro agli altri sistemi basati su woofer di esiguo dia metro.

I valori del modulo e dell’argomento dell’impedenza sono tali da non impensierire l’amplificatore utilizzato.

I grafici della Mil e della Mol mostrano la ottima tenuta in potenza e la buona dina mica esprimibile dal sistema; a parte in gamma bassa, dove comunque il piccolo altoparlante si comporta in maniera egregia, il livello è sempre superiore a 100 dB, con una punta massima proprio a 16 kHz.

Estremamente rapido è il decadimento per la risposta nel tempo, caratterizzata inoltre da lobi secondari di ampiezza assai limita ta, il che si ripercuoterà beneficamente sul le doti di selettività e precisione del diffusore.

I concorrenti delle AR Classic 5

Conclusioni

Nonostante il prezzo accessibile e le dimensioni contenute, le AR Classic 5 sono in possesso di alcune tra le prerogative caratteristiche dei modelli di più alto lignaggio. La qualità degli altoparlanti, il livello dell’assemblaggio e l’accuratezza del progetto, nonostante in questo caso l’AR si cimenti per la prima volta con un sistema aperto, sono lì a testimoniarlo.

Claudio Checchi


Le Misure delle AR Classic 5


L’ascolto

La fama di AR nei piccoli diffusori, nonostante un certo calo d’immagine subito in passato, non ha eguali, almeno per chi conosce la storia dell’evoluzione dei componenti audio.

Magari non secondo i canoni odierni, ma già le AR 1 erano diffusori compatti; sotto questo aspetto il meglio è venuto forse dalle 6, imbattibili alla loro epoca se pilotate da un amplificatore di buona potenza, e più tardi dalle 18. Queste ultime riproponevano su un piano di minore intransigenza per la qualità dell’amplificatore le migliori caratteristiche delle 6, abbinandole ad una timbrica più moderna ed in grado di dare dei punti a sistemi con woofer da 30 cm di pochi anni prima, quanto ad estensione e regolarità di risposta.

Per tali motivi dalle Classic 5 ci si attendeva molto, ed anche perché appartengono alla serie di più alto lignaggio, nata per offrire quanto di meglio sia possibile sotto il profilo delle prestazioni e della musicalità, impiegando le tecniche più aggiornate.

Nonostante il costruttore raccomandi l’impiego di piedistalli, le Classic 5 accettano di buon grado di essere addossate alla parete di fondo, come avviene in una libreria, installazione che oltretutto permette di incrementare il livello della parte inferiore dello spettro. In tali condizioni si rileva una gamma bassa di buona generosità e discretamente estesa, che permette di seguire il fraseggio degli strumenti che intervengono in tale intervallo, anche quando si spingono verso i loro registri inferiori. Naturalmente la corposità e l’impatto non possono essere pari a quelli di sistemi caratterizzati da woofer di maggiori dimensioni, ma si attestano comunque su livelli onorevoli, riuscendo sovente a sfoderare una grancassa delicatamente «punchy».

Le medie frequenze mostrano un’apprezzabile neutralità, mentre la loro emissione non appare disturbata più di tanto dal passaggio dalla via inferiore a quella superiore. Woofer e tweeter lavorano difatti in buon accordo, almeno fino a che non li si spreme ai massimi livelli sopportabili. Utilizzate nel loro campo di lavoro più naturale, e cioè per la riproduzione a livelli di pressione medi e medio alti, le Classic 5 mettono in luce un’accuratezza timbrica ed una coerenza di emissione degne di sistemi ben più costosi.

Oltre al ben riuscito incrocio tra woofer e tweeter, dovuto forse alla limitata pendenza del crossover, ed al ridotto differenziale per la dispersione dei due trasduttori, è la vividezza delle frequenze superiori a conferire un carattere godibile alla loro riproduzione, in particolar modo coi piccoli gruppi acustici.

Ciò avviene per le rimarchevoli prerogative del tweeter, di sicuro il pezzo forte del sistema, ma anche in virtù dell’ampiezza del fronte generato dalle 5, nel auale i diversi strumenti si stagliano con una notevole resa prospettica. A dispetto della sua brillantezza il tweeter non da luogo ad interpretazioni sopra le righe, evitando deprecabili asprezze e vetrosità.

Si tratta dunque di un sistema in cui si ritrovano tuttora alcune delle tradizionali caratteristiche sonore che hanno decretato il successo della scuola statunitense della costa est, mediate però da aspetti di indubbia modernità. Tutto ciò rende le Classic 5 un buon connubio tra le migliori prerogative dei «vecchi» sistemi americani e le tendenze determinate dal continuo progredire dei canoni relativi all’estetica della riproduzione musicale, che privilegiano in misura sempre maggiore la chiarezza timbrica ed il dettaglio di emissione, senza andare troppo a discapito di un corretto bilanciamento tonale.

C.C.


  • Costruttore: Acoustic Research, 330 Turnpike Street, Canton, 02021 Massachusetts, U.S.A.
  • Distributore per l’Italia: Arcona by Entel, Via Filippino Lippt 19, 20131 Milano. Tei. (02] 2367595
  • Prezzo: L. 689.000 (la coppia, listino 2/94)

CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE

  • Tipo: sistema a due vie, bass-reflex. Altoparlanti: 1 woofer-mid da 13 cm con membrana in polipropilene; 1 tweeter da 26 mm a cupola morbida. Impedenza nominale: 6 ohm. Risposta in frequenza: 60 Hz-20 kHz ±3 dB.
  • Sensibilità: 88 dB, 2,83 V, 1 m.
  • Dimensioni: 171x338x229 mm.

da AUDIOreview 142 ottobre 1994

Author: Redazione

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