Velodyne DD 12

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Velodyne: generalmente chi è appassionato di alta fedeltà sgrana gli occhi sentendo pronunciare tale nome, e questo sta a dimostrare la fiducia e il rispetto che si creano in ambito professionale e amatoriale quando un’azienda lavora in modo serio e concreto per il raggiungimento di risultati di riferimento. In particolare siamo al cospetto, scusate l’espressione cortigiana ma chi ha ascoltato i subwoofer prodotti dall’azienda in questione mi capirà, del produttore maggiormente specializzato nel settore della riproduzione delle bassissime frequenze.

La Casa californiana con sede nientemeno che nella mitica Silicon Valley è attiva dal 1983 e già nel 1984 presentava il primo subwoofer dotato del sistema brevettato Comp-u-Tach che, grazie alla rilevazione tachimetrica del movimento del cono e della successiva correzione elettrica del segnale applicato alla bobina mobile, riusciva a vantare una distorsione armonica inferiore all’1%.

Il mobile non è entusiasmante nella sua fattura e per la classe di prezzo, ma svolge correttamente la propria funzione.

Il mobile non è entusiasmante nella sua fattura e per la classe di prezzo, ma svolge correttamente la propria funzione.

Questa caratteristica ha reso leggendari i prodotti Velodyne al punto che passa in secondo piano il fatto che produca anche diffusori a banda intera. Nel numero 57 di maggio 2004 della consorella Digital Video il buon Gian Piero Matarazzo ha provato il modello più piccolo della serie DD, descrivendo risultati sia strumentali che sonori eccellenti. Verificheremo ora il modello superiore, che dovrebbe semplicemente incrementare le caratteristiche del “fratello minore” e indirizzarsi alla sonorizzazione di ambienti di cubatura maggiore.

Materiali e costruzione

La serie va dal DD 10 al DD 18, con la cifra che indica il diametro lordo espresso in pollici del woofer impiegato, mentre DD è l’acronimo di Digital Drive, e indica che l’amplificazione, l’alimentazione e il sistema di reazione sono a carattere digitale. Di particolare interesse è il sistema di reazione, composto da un accelerometro montato sotto la cupola parapolvere che invia il segnale analogico a un DSP (Digital Signal Processor), di produzione Texas Burr-Brown, capace di acquisire i dati relativi allo spostamento della membrana con una frequenza di 16.000 volte al secondo e di correggere il livello e la forma d’onda inviati ai morsetti dell’altoparlante riducendo la distorsione, ottimizzando lo smorzamento, che può essere scelto dall’utente tramite il menù, e scongiurando rotture causate da sollecitazioni meccaniche esagerate per l’altoparlante.

L’amplificatore, in classe D, ha una potenza rms di 1250 W e 3000 W di picco e dispone di circuiti di controllo contro la comparsa di fenomeni di clipping ai morsetti dell’altoparlante. Anche l’alimentazione è del tipo digitale (switching), per cui si può tranquillamente affermare che ci troviamo di fronte ad un prodotto attento all’aspetto energetico e quindi ecologico, con scarso spreco di energia visto che il rendimento è valutabile nel 95%. Spiegato così il motivo della mancata presenza del dissipatore di calore e peggio ancora dei famigerati ventilatori, pur con una potenza effettivamente disponibile esuberante e difficilmente riscontrabile in altri prodotti non professionali.
Smonto il pannello frontale, o meglio ci provo con una chiave a brugola a passo metrico, e ovviamente scopro che ne occorre una da 3/16 di pollice. Va bene, in fondo è da un tot di anni che non sono più abituato alle cose semplici, per cui metto mano agli attrezzi, e dopo un’animata discussione con la chiave a brugola di cui sopra riesco a convincerla che in realtà la sua misura è esattamente quella di cui ho bisogno.

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Lo strepitoso altoparlante ha il doppio centratore e la bobina mobile da 76 mm avvolta su un supporto in Kapton. Il supporto in fusione di alluminio a tre razze, ben visibile, sostiene il polo centrale che richiude il flusso magnetico delle due piastre polari. La guaina bianca contiene la piattina di collegamento del sensore tachimetrico e il cavo di collegamento dello 0 volt elettrico per la schermatura del prezioso segnale.

Lo strepitoso altoparlante ha il doppio centratore e la bobina mobile da 76 mm avvolta su un supporto in Kapton. Il supporto in fusione di alluminio a tre razze, ben visibile, sostiene il polo centrale che richiude il flusso magnetico delle due piastre polari. La guaina bianca contiene la piattina di collegamento del sensore tachimetrico e il cavo di collegamento dello 0 volt elettrico per la schermatura del prezioso segnale.

Il pannello frontale di finitura in mdf ampiamente lavorato con la fresa e verniciato nero lucido è finalmente nelle mie mani. Lo ripongo nell’ottimo imballo, che potremmo definire cinese visto che si tratta di una scatola di cartone che contiene un altra scatola di cartone che contiene il sub sostenuto da due strutture di polistirolo, mentre in un’altra scatola di dimensioni minori, alloggiata a fianco di quella che contiene il sub, trovano posto il microfono calibrato (non allarmatevi, non è per il karaoke, il motivo della sua presenza è descritto nel prossimo capitolo), la sua base, il cavo bilanciato e il manuale d’uso.

Con l’emozione di un bambino che scarta il pacco del regalo smonto il woofer fissato con ben 8 viti a brugola passo… metrico, avvitate in madreviti annegate nella struttura lignea del pannello frontale strutturale, e a questo punto vedo cose che Voi lettori… vedrete nelle foto pubblicate. A parte i toni scherzosi, la vista interna mi lascia un po’ perplesso. Se la vista del magnifico altoparlante costruito a mano in casa Velodyne mi esalta, rimango stupito dal mobile, che mi sarei aspettato sì in mdf ma di ben altro spessore. Allora penso che forse il sistema di reazione riesce a compensare in modo indiretto anche eventuali oscillazioni della struttura; chissà.

La scheda con la batteria di condensatori svolge la funzione di alimentazione e amplificazione. Non c’è il trasformatore di alimentazione e i transistor dell’amplificatore in classe D modulano in PWM la tensione di rete raddrizzata e filtrata. 1250 W rms (equivalenti a 2 cv) non sfigurerebbero in una betoniera di medie dimensioni. La scheda montata inferiormente si occupa degli ingressi, uscite e controlli e la dice lunga sulla capacità della Velodyne nel contenere i disturbi da accoppiamenti elettromagnetici.

La scheda con la batteria di condensatori svolge la funzione di alimentazione e amplificazione. Non c’è il trasformatore di alimentazione e i transistor dell’amplificatore in classe D modulano in PWM la tensione di rete raddrizzata e filtrata. 1250 W rms (equivalenti a 2 cv) non sfigurerebbero in una betoniera di medie dimensioni. La scheda montata inferiormente si occupa degli ingressi, uscite e controlli e la dice lunga sulla capacità della Velodyne nel contenere i disturbi da accoppiamenti elettromagnetici.

Il mobile è realizzato in medite da 20 mm in tutte le pareti tranne quella che supporta il woofer, che invece è da 18 mm e risulta fresato nell’alloggiamento dell’altoparlante, riducendosi così a meno di 10 mm nella zona di supporto. In compenso all’interno ci sono numerosi rinforzi negli angoli e il pannello di finitura che si avvita sul frontale del mobile rinforza la struttura e crea una sorta di sandwich, in cui è annegato l’altoparlante. In effetti nell’uso il mobile è apparso abbastanza restio a vibrare, a conferma che una corretta progettazione esula dall’esagerare nell’uso dei materiali di costruzione. L’assorbente acustico è costituito da due fogli di acrilico disposti sulle pareti laterali e a separazione tra altoparlante ed elettronica. Questa appare ben ingegnerizzata e disposta su tre schede a montaggio misto superficiale e tradizionale. Una scheda si occupa di filtrare la tensione di rete, una svolge la funzione di alimentazione e amplificazione e l’ultima serve per l’acquisizione e i controlli. Stupefacente la compattezza in relazione alla potenza.

L’altoparlante è un bellissimo componente assemblato con cura assoluta e con caratteristiche fuori dal comune: escursione lineare di oltre 3 cm, bobina mobile da 76 mm di diametro divisa in due parti (tandem) e funzionante in push-pull. Il doppio magnete, con un peso di 8,75 kg, assicura alti fattori di accelerazione pur in presenza di una massa mobile probabilmente vicina ai 200 grammi e una cedevolezza estremamente ridotta, così come la presenza del doppio centratore fa sì che la bobina lavori nelle migliori condizioni e con la massima linearità meccanica e di conseguenza elettromagnetica. Il caricamento scelto è in sospensione pneumatica, l’unico che assicura una pendenza del passa-alto naturale di 6 dB/ott e ridotte rotazioni di fase, ma che richiede un altoparlante dalle caratteristiche eccezionali per ottenere alte pressioni sonore indistorte.

Controlli e installazione

Ho voluto dedicare un capitolo specifico a questa sezione per esaltare la caratteristica che, insieme al sistema accelerometrico, distingue il subwoofer Velodyne dalla concorrenza e partecipa in modo decisivo alla “ricetta” che rende il prodotto unico e difficilmente eguagliabile.

Il pannello posteriore ha un aspetto estremamente insolito essendo praticamente privo di controlli manuali, che si limitano all’interruttore di accensione e al controllo di volume digitale realizzato con due pulsanti. La quantità di connettori è elevata e unitamente al menù software caratterizza la straordinaria versatilità e interfacciabilità del sub. In particolare: che ci fanno un ingresso microfonico e due uscite video in un sub?

Un sistema di acquisizione… calibrato, che dirà tutta la verità sulla gamma bassa dei diffusori e dell’ambiente in cui sono inseriti o meglio sul sistema audio che costituiscono e che il televisore di turno, collegabile in S-Video o composito, visualizzerà senza curarsi troppo della sensibilità e di quanto ha speso il povero audiofilo per ottenere quella magnifica curva piena di buchi e picchi (per fortuna il tutto è limitato a 200 Hz). L’elettronica genera sulle uscite eq. output un tono variabile e a ciclo continuo da 20 Hz alla frequenza appena citata (sweep o spazzolata in gergo tecnico) da inviare al preamplificatore dell’impianto esistente; l’uscita di questo va collegata all’ingresso linea e l’uscita output, che opera un taglio in frequenza passa-alto a 80 Hz e 6 dB/ott di tipo passivo, all’ingresso del finale che pilota i diffusori.

Il pannello posteriore è caratterizzato da un’insolita quanto elevata quantità di connessioni. Gli unici controlli sono relativi all’interruttore di accensione e al volume.

Il pannello posteriore è caratterizzato da un’insolita quanto elevata quantità di connessioni. Gli unici controlli sono relativi all’interruttore di accensione e al volume.

Effettuato il collegamento e il posizionamento del microfono di misura è possibile: acquisire, visualizzare e, tramite menù a video selezionabile dal telecomando, ottimizzare l’incrocio tra sub e diffusori “giocando” con tagli in frequenza passa-basso e pendenze selezionabili da 6 a 48 dB/ott, fase da 0 a 180° regolabile a passi di 15° e infine con l’inversione della stessa, utilissima per verificare il corretto incrocio: una posizione deve fornire una risposta piena e regolare, l’altra uno stretto buco in frequenza. Ma la classica ciliegina è rappresentata dalla presenza di un equalizzatore parametrico a 8 bande completamente configurabili: in frequenza con passi di 1 Hz, nel guadagno da +6 a -12 dB, avendo cura di preferire l’attenuazione dei picchi di segnale piuttosto che l’amplificazione dagli avvallamenti per evitare eccessive richieste di potenza all’amplificatore, nel fattore di merito (Q) da 0,3 a 20.

Chissà se nelle prossime evoluzioni renderanno regolabili anche il diametro dell’altoparlante, il volume e la forma del mobile. Altra regolazione piuttosto influente sulle caratteristiche musicali è il livello d’intervento del sistema di reazione tachimetrico (che strazio, ma quando lo ascolto?), con valori da 1 a 8, dove la cifra di valore più elevato rappresenta la massima sensibilità, quindi minore distorsione e maggiore smorzamento, e i 6 preset disponibili e selezionabili direttamente dal telecomando, in cui il numero 5 è destinato alle regolazioni personali (custom) e il valore 8 è associato al preset 4 per l’ascolto della musica classica.

Per chi ama l’effetto boom-boom o colpo di pistola tellurico, c’è il contour che, regolabile in frequenza e livello, stimolerà il grado adrenalinico a vostro piacimento nella visione dei film. Lo scrivo che ha il filtro subsonico regolabile da 15 a 35 Hz a passi di 1 Hz con pendenze tra 6 a 48 dB/ott e che le porte RS-232 e l’uscita audio thru servono a “linkare” i segnali nel caso si vogliano collegare più subwoofer tra loro? No, non mi va e quindi passo all’ascolto (di cui riferisco nel riquadro dedicato).

L’Ascolto

Ho ascoltato il DD 12 in due situazioni diverse con l’intenzione di verificarne l’effettiva versatilità.
Nella prima condizione è accostato a una coppia di diffusori inglesi da pavimento con risposta estesa fino a 40 Hz a -3 dB. La seconda – a volte gli amici me lo dicono che ho l’animo birbantello (l’aggettivo più adeguato lo lascio a Voi) – vede l’accostamento a una coppia di microdiffusori autocostruiti realizzati con un midwoofer da 82 mm di diametro effettivo, caricato in un mobile reflex da poco più di un litro di volume netto, e un onesto tweeter con cupola in seta da un pollice.

Una precisazione: l’ottimizzazione di interfacciamento ed equalizzazione rappresenta la condizione necessaria affinché i risultati siano corrispondenti alle aspettative, per cui è sconsigliabile risparmiare tempo in questa tanto delicata quanto divertente fase.
Sono consapevole del fatto che sarò considerato come il Re degli Ovvi, ma non ho potuto trattenere il desiderio di iniziare la prova di ascolto con “The Dark Side of the Moon”. Ma ho fatto anche di peggio e a questo punto avete il sacrosanto diritto di passare a un articolo più serio… Ebbene, sì, l’ho fatto, mi sono munito di uno stetoscopio e ho ascoltato un cuore vero. Il confronto, se il sistema sub-diffusori-ambiente è stato regolato con la dovuta pazienza, è sicuramente confortante: pulsante, perfettamente distinguibile e dinamico il susseguirsi di pulsazioni a conferma di uno smorzamento eccellente e comunque con una pienezza che farebbe pensare a volumi di lavoro per l’altoparlante ben maggiori. Che dipenda dal veloce sistema di reazione, descritto nel precedente capitolo, accelerometro-DSP che funziona egregiamente?

L’ascolto prosegue e il basso è asciutto, profondo e perfettamente legato con i diffusori.
Non esistono un disco o uno strumento (naturale, elettrico o elettronico che sia) preferito per la gamma bassa riprodotta, e quindi vi lascio immaginare l’ambienza della sala da concerto ricreata grazie a tutti i rumori a bassissima frequenza che normalmente la abitano e la dolce e suadente sensazione che riescono a comunicare gli strumenti ad arco, compresi i violini, che si avvantaggiano della presenza del sub.

Fantastico, le sensazioni descritte nella prima sessione di ascolto si confermano con la seconda soluzione e quello che lascia esterrefatti, ancor più che con la prima condizione, è l’amalgama con i “satelliti” che crea quella piacevolissima sensazione in cui le bassissime frequenze sembrano provenire da questi ultimi, che pure hanno la membrana del minuscolo woofer immobile (in queste condizioni meccaniche i parametri dei woofer dei satelliti sono estremamente più stabili, così come diminuisce l’escursione termica e le doti dinamiche migliorano enormemente).
Chiudo la prova  annotando che mai ho avuto sensazioni sgradevoli dovute a cattivo smorzamento, slegatura con i diffusori o mancanza d’impatto con tutte e due le soluzioni provate, e passo con immenso piacere e coinvolgimento emotivo ai Dead Can Dance che generalmente chiudono le mie personali sessioni di ascolto.
Una telefonata del buon Dario mi riporta alla realtà, ricordandomi di riportare il sub in redazione per le foto e le misure. D’accordo, lunedì baci e abbracci col piccoletto.

Conclusioni

Cosa dire di un prodotto che non suona bene o meglio rispetto ad un altro, ma semplicemente fa quello per cui è stato progettato, riprodurre lo spettro di frequenze che i diffusori principali emettono ad un livello e/o con una pressione sonora insufficiente? Che è un concentrato di tecnologia e intelligenza progettuale, che s’interfaccia con tutto, anche con la radiosveglia, ed è perfettamente inseribile in qualsiasi ambiente domestico in virtù delle dimensioni contenute. A mio modesto parere più che un prodotto tecnologico è un’opera d’arte, ideata e realizzata da un’équipe di tecnici che hanno come unico vincolo quello di far parte della società maggiormente specializzata nel settore dei subwoofer con la responsabilità di dover ottenere un risultato semplicemente eccellente.

Il prezzo, a mio parere, è assolutamente adeguato al livello totale del prodotto e non bisogna dimenticare due importanti particolari. Innanzitutto viene fornito un sistema di misura con tanto di microfono calibrato fondamentale per correggere la risposta del sistema ambiente diffusori, oltre che per ottimizzare l’interfacciamento con il sub, e in considerazione della generosità anche verso la parte alta dello spettro di frequenze che è in grado di riprodurre si può risparmiare sui diffusori da associargli, ovviamente non in senso timbrico, ma piuttosto rispetto all’estensione in bassa frequenza, privilegiando la capacità dinamica e di riproduzione dai 100/120 Hz in su. È possibile quindi scegliere un modello da piedistallo e addirittura di piccole dimensioni. In questo modo si ottiene l’equivalente di molti sistemi da pavimento che, a ben vedere, rappresentano l’integrazione tra un minidiffusore e un subwoofer passivo con costi e dimensioni superiori ma con una versatilità e un impatto visivo neanche confrontabili. In questo contesto non bisogna dimenticare, poi, il risparmio relativo al sistema di amplificazione, visto che 1,25 kW di psotenza rms sono già contenuti nella “scatola delle meraviglie”. Unico difetto: è necessario il collegamento ad un sistema di visualizzazione per utilizzare il menù. Un riferimento comunque.

di Fabio Mingolla


Le misure

Sistema di altoparlanti Velodyne DD 12.
CARATTERISTICHE RILEVATE

Risposta in frequenza con 2,83 V / 1 m
VEL12RIS
Risposta in frequenza con 2,83 V / 1 m a varie pendenze con equalizzatore ON

VEL12MAX

Distorsione di 2a, 3a, 4a, 5a armonica ed alterazione dinamica a 100 dB spl

VEL12THD

MOL Livello massimo di uscita (per distorsione di intermodulazione totale non superiore al 5%)

VEL12MOL

Commentare le misure di questo subwoofer è molto più difficile di quanto possa apparire dando uno sguardo ai soli grafici. Se le compariamo a quelle di un modesto prodotto da cinquecento euro potremmo non vedere le differenze che, viceversa, in sala d’ascolto balzano immediatamente agli occhi. I più malevoli verso le misure potrebbero allora affermare col solito tono beffardo la famosa frase: “Una cosa sono le misure ed un’altra l’ascolto”. In questo caso, come in tanti altri, la spiegazione c’è, ed è squisitamente tecnica. Il costruttore, per salvaguardare l’integrità dell’elettronica di potenza e del woofer, fa in modo che i segnali elevati siano “ammessi” a passare soltanto per una durata molto breve. In termini tecnici, possiamo dire che la costante di tempo dell’intervento di limitazione è abbastanza corta, approssimativamente valutabile in circa 100-150 millisecondi. Questo “tempuscolo” appare più che sufficiente a riprodurre un transiente musicale di forte intensità, ma del tutto insufficiente a consentire una valutazione strumentale con segnali di test più “lunghi”. La durata dei nostri burst a bassa frequenza è di 360 millisecondi, che non sono modificati dall’elettronica del Velodyne soltanto per livelli di pressione già discreti ma certamente tali da non spingere il subwoofer al limite delle sue prestazioni. Ecco allora che la MOL appare appiattita a cavallo dei 109 decibel, una prestazione che chiaramente potrebbe sembrare limitata. In effetti, a queste frequenze abbiamo notato soltanto una certa compressione che “ingannava” la misura della distorsione per differenza di frequenze, facendola apparire maggiore di quanto effettivamente fosse. A giudicare dalla compressione letta durante il test della MOL, possiamo ipotizzare un ulteriore livello di oltre 6 decibel che farebbe slittare verso l’alto il grafico, che diverrebbe di colpo molto più allettante. Un discorso analogo va fatto per la distorsione armonica. Come è possibile notare nel grafico, la compressione appare diversificata rispetto alla frequenza e di fatto penalizza soltanto le frequenze più basse, ove la compressione stessa è in effetti visibile. La risposta in frequenza sembra viceversa essere diventata uno standard in casa Velodyne, con la blanda azione del passa-alto a 15 Hz che può essere solo in parte aggirata con l’equalizzazione. Anche la pendenza del passa-alto può essere variata da 6 a 48 decibel/ottava, come si può vedere dalle rilevazioni effettuate ovviamente soltanto sulle voci di “slope” più elevate.

G.P. Matarazzo


Costruttore: Velodyne Acoustics, Morgan Hill, CA 95037, Usa. www.velodyne.com
Distributore per l’Italia: MPI Electronic, Via De Amicis 10/12, 20010 Cornaredo (MI). Tel. 02 936 1101 – Fax 02 935 62336
Prezzo: Euro 4100,00

CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE

  • Tipo di diffusore: subwoofer attivo.
  • Woofer: 30 cm (diametro pistone 24,7 cm) doppia bobina mobile in tandem diametro 76 mm push-pull, cono in laminato multistrato, magnete 8,75 kg.
  • Amplificatore: 1250 W rms 3000 W di picco (classe D).
  • Risposta in frequenza: 17-120 Hz ±3 dB.
  • Distorsione armonica: <1%.
  • Filtro passa-alto: 80 Hz 6 dB/ott.
  • Filtro passa-basso: 15-199 Hz variabile a passi di 1 Hz, pendenza variabile 6/12/18/24/30/36/42/48 dB/ott, default 80 Hz 24 dB/ott.
  • Filtro subsonico: 15-35 Hz variabile a passi di 1 Hz, pendenza variabile 6/12/18/24/30/36/42/48 dB/ott, default 15 Hz 24 dB/ott.
  • Fase: 0-180 gradi variabile a passi di 15 gradi.
  • Polarità: ± selezionabile.
  • Ingressi: LFE (mono) sbilanciato RCA/bilanciato XLR, Linea stereo sbilanciato RCA, Livello altoparlanti.
  • Ingresso: Trigger per attivazione remota su RS-232 e connettore jack 3,5 mm.
  • Ingresso microfono: bilanciato XLR per analizzatore interno.
  • Dimensioni (H x L x P): 370 x 350 x 390 mm.
  • Peso: 30 kg.

Author: Redazione

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