In contrasto con l’andamento del mercato, che nel comparto di nostro interesse appare da alcuni anni in una fase di stagnazione (almeno prendendo come base delle osservazioni i volumi di vendita), accanto ai prodotti destinati al mercato di massa, gli apparecchi per capirci esposti nelle grandi superfici (ma non per questo sempre sinonimo di bassa qualità), vive e prospera quella particolare nicchia costituita dalle produzioni di piccole dimensioni, spesso di grande qualità e ancora più spesso caratterizzate da un design dal sicuro impatto; apparentemente, dunque, la polarizzazione commerciale del settore audio-video appare oggi realizzata nella sua forma più radicale, in cui alla vastità dell’offerta di sistemi e componenti di larga diffusione, di cui i mini e microsistemi sono un ottimo esempio, si contrappone il settore cosiddetto Hi-End fatto, sì, di marchi blasonati e rinomati, ma anche di piccole realtà produttive e commerciali, molto spesso con una connotazione soltanto nazionale ed, altrettanto spesso, prive di storia perché di recente costituzione, ma che continuano a nascere e prosperare nonostante l’offerta commerciale da esse schierata non possa non essere caratterizzata da quotazioni sicuramente molto importanti.

La modulazione dell’offerta commerciale, che negli anni Settanta del secolo scorso fece la fortuna di un grande numero di aziende e di tutte le altre realtà di complemento, commerciali, editoriali, tecniche, regalando a quel periodo la definizione di epoca d’oro dell’alta fedeltà, sembra, così, essere stata ridimensionata talché, senza soluzione di continuità, si passa da sistemi ed apparecchi acquistati a prezzi estremamente contenuti, a prodotti dalla quotazione stratosferica, assolutamente fuori portata per i comuni mortali. In realtà la zona intermedia continua ad essere viva e vegeta, come sta a dimostrare l’ampia e buona offerta sostenuta, almeno a livello di immagine e, perché no, di mitologia, da alcuni dei grandi nomi storici dell’alta fedeltà, i vari Denon, Marantz, NAD, Onkyo, Quad, Rotel, Yamaha, giusto per citarne soltanto alcuni afferenti al segmento elettroniche, cui nel corso degli anni si sono affiancate aziende più giovani, ma non per questo meno dinamiche ed intraprendenti, di dimensioni sicuramente minori ma sempre molto attente al rapporto qualità/prezzo, tra le quali citiamo, senza per questo voler far torto ad alcuno, le inglesi Cambridge Audio ed Arcam, ma anche le nostrane AM Audio, Norma, North Star ed Unison.

Una vista frontale del giradischi Thesis Audio: la massiccia costruzione con la base in pietra minimizza la trasmissione delle vibrazioni ed appaga l’occhio con l’eleganza delle forme.

Una vista frontale del giradischi Thesis Audio: la massiccia costruzione con la base in pietra minimizza la trasmissione delle vibrazioni ed appaga l’occhio con l’eleganza delle forme.

Se ne ricava un panorama variegato sia per tipologia di prodotto che per livello di prezzo, una situazione fluida in cui cercare, con ampie assicurazioni di riuscita, la soluzione tagliata a misura delle personali esigenze, richieste e possibilità. Ben vengano allora le nuove idee imprenditoriali che, anche se organizzate su scala soltanto locale, portano movimento e spunti di riflessione. E da una di queste giovani, anzi giovanissime aziende arriva il giradischi Amalthea che, quanto meno per il design, le dimensioni ed i materiali, non passa certo inosservato.

Thesis Audio inizia la propria attività lo scorso anno, a Scalenghe in provincia di Torino, dedicando i propri sforzi all’apparecchio che da sempre viene considerato come totem dell’alta fedeltà: il giradischi. Dopo un lungo periodo in cui il vinile ha giocato il ruolo di antico passatempo, rimanendo nella disponibilità dei pochi che, immuni (per fede, convinzione o semplice affettiva impuntatura) alle lusinghe dell’audio digitale, hanno continuato negli anni a tarare bracci ed oliare il perno dei loro giradischi, negli ultimi anni il longevo supporto sta prendendo la sua rivincita sul più piccolo, argenteo cugino a lettura ottica: inevitabile, dunque, il riapparire di marchi che, acquistata la fama e rinnovatala per decenni (nel cuore degli audiofili un po’ attempati, come il sottoscritto, rimangono nomi del calibro di Garrard, Thorens ed EMT), furono una ventina di anni fa velocemente spazzati via dal forte vento digitale.

se la rinnovata ed ampia disponibilità di prodotti a marchio Thorens o Dual non fa che confermare questa tendenza, il dato di maggior interesse è proprio rappresentato dalla nascita di aziende come Thesis Audio, che portano nuova linfa al settore. Uno dei tratti caratteristici delle aziende di nuova costituzione che, valido in generale, è in questo caso posto in maggior risalto dalla tradizione seguita e vantata dai manufatti prodotti nel nostro paese, aspetto in passato non troppo considerato, se non da produttori come J.A. Mitchell che con il suo Transcriptor colpì, una trentina di anni fa, la fantasia di appassionati e non, è sicuramente quello dell’aspetto esteriore: pensati per essere soprattutto funzionali, e spesso dedicati ad impieghi gravosi come gli EMT utilizzati negli studi delle radio, i giradischi non hanno mai fatto sfoggio di particolari doti estetiche (ed anzi alcuni di essi, ancorché capaci di ottime performance audio, erano altrettanto ottimamente bruttini), per l’attenzione alle quali si devono aspettare gli anni Settanta in cui il design, pur rimanendo piuttosto classico, si arricchisce di qualche nota estetica (vedi ad esempio alcuni Thorens con la base in legno a contrasto con il coperchio in plexiglas).

Un bel primo piano del supporto per il braccio e del massiccio clamp in lega di alluminio: per quanto il giradischi venga venduto con il supporto per i bracci SME, è possibile richiederne di specializzati per qualsiasi altra marca.

Un bel primo piano del supporto per il braccio e del massiccio clamp in lega di alluminio: per quanto il giradischi venga venduto con il supporto per i bracci SME, è possibile richiederne di specializzati per qualsiasi altra marca.

La situazione cambia radicalmente con le più recenti produzioni e i prodotti Thesis Audio ne sono esempio lampante: i tre modelli attualmente in catalogo, infatti, mostrano una caratterizzazione stilistica piuttosto ben definita, in cui l’accostamento tra la pietra della base e il nero del massiccio piatto in materiale vinilico, interrotti dal lucore argenteo dell’alluminio, viene mediato dalla geometria varia e movimentata, a generare oggetti che di sicuro non passano inosservati. E l’aspetto esteriore di questi giradischi è tanto interessante da far presa su diversi importatori di paesi stranieri che decidono per la proposta dei prodotti della giovane azienda nei rispettivi paesi: la Grecia essendo uno di essi, inizia a veder circolare i giradischi prodotti con il marchio Thesis Audio già dalla fine dello scorso 2007, ma prossimamente ci sarà un forte impegno anche con gli Stati Uniti. Piccole aziende crescono (come deve avvenire se hanno i numeri).

Anche se il dato estetico è quello che fa la parte del leone, quantomeno perché immediatamente apprezzabile, l’Amal­thea non è soltanto estetica: poco sopra sono stati menzionati alcuni particolari della costituzione del giradischi (stavo per scrivere piatto, come usava all’epoca dei miei quindici anni) sui quali è necessario tornare perché rappresentano la vera ricchezza di questo prodotto.

Iniziamo dalla base che, come dovrebbe essere ben visibile dalle foto, è realizzata con due strati di una complessa figura geometrica in pietra di Lucerna: l’adozione della pietra, di questa particolare pietra, nasce dalla struttura che questo “materiale da costruzione” mostra. Come tutte le rocce scistose, infatti, anche la Luserna mostra una notevole propensione alla separazione in lamine, il che la rende particolarmente adatta ad assorbire le vibrazioni che si propagano con difficoltà da una lamina all’adiacente. E come se non bastasse è anche bella da vedere. Nasce dalla necessità di contenimento dei possibili accoppiamenti tra la base del giradischi e le eventuali vibrazioni esterne, quali ad esempio quelle dovute ai diffusori negli ascolti ad alto volume, anche il particolare disegno di ciascuno dei due strati di cui si compone la base: sono, in sostanza, sufficientemente solidi da costituire una struttura rigida, ma allo stesso tempo offrono una piccola superficie alle onde di pressione.

Seguendo le teorie di maggior diffusione, l’Amalthea poggia sui vertici di un triangolo ed il più basso dei due strati è separato dalla superficie d’appoggio per mezzo di piedini conici, il cui vertice cade nell’apposito alloggiamento di tre piccoli piatti metallici che realizzano le condizioni di minimo accoppiamento giradischi/piano; se qualcosa dovesse riuscire a passare per le punte coniche, incontrerebbe sul suo cammino la lastra di pietra e, successivamente, uno smorzatore realizzato con materiale gommoso e sagomato a forma di cono, così da conseguire il duplice obiettivo dell’occultabilità all’interno dei giunti che collegano i due strati di pietra (sono i cilindrotti metallici visibili nella foto) e della massimizzazione dello smorzamento. Per quanto riguarda il piatto, la sua composizione con una particolare mescola a base vinilica assicura l’indeformabilità del sistema che, con la sua leggera curvatura, offre al disco la massima aderenza e, al contempo, ne garantisce la sordità cosicché ciò che la testina legge sia soltanto quanto inciso sul disco.

Al di sotto del piatto, il perno sormontato da una sferetta di acciaio offre una piccolissima resistenza al moto anche in forza della lubrificazione cui viene sottoposto al momento dell’installazione; quella della lubrificazione è però operazione da ripetere periodicamente oppure se il sistema viene spostato. Non c’è braccio sull’Amalthea, ma il supporto universale presente può accoglierne di qualsiasi foggia e, se questo ancora non dovesse ancora bastare, l’azienda è in grado di fornire specifici supporti su richiesta; uno degli upgrade previsti per questo giradischi consiste nel supporto per il montaggio di un secondo braccio di lettura. Il motore del giradischi non fa parte dello châssis ma, come vogliono studi specifici ed anche la tendenza, vive di vita propria e deve essere posizionato ad una certa distanza dal piatto, tale comunque da minimizzare la trasmissione delle vibrazioni tra le due parti del sistema. Questo componente è stato progettato per offrire un’alta coppia e dispone di un controllo elettronico tramite cui la velocità di rotazione può essere regolata finemente per mezzo dei due pulsanti di selezione della velocità, scegliendola tra i classici valori 33 e 45 giri.

Questo è invece il perno con la sfera che rimane in contatto con la bronzina del piatto; i cilindri in lega di alluminio che separano le due sezioni della base contengono dei particolari smorzatori che minimizzano la trasmissione delle vibrazioni dall’una all’altra.

Questo è invece il perno con la sfera che rimane in contatto con la bronzina del piatto; i cilindri in lega di alluminio che separano le due sezioni della base contengono dei particolari smorzatori che minimizzano la trasmissione delle vibrazioni dall’una all’altra.

La trasmissione della rotazione dal motore al piatto è affidata ad una sottilissima cinghia, di aspetto filiforme, realizzata con un particolare materiale di derivazione aeronautica caratterizzato da un’elasticità praticamente nulla: questo rende molto delicato il posizionamento del motore dato che non si può contare sull’effetto di compensazione di una posizione sbagliata portato dall’elasticità del mezzo di trasmissione. Per ovviare a questo inconveniente nella confezione è compresa anche una pratica dima. Ci si potrebbe chiedere quale sia il motivo che ha portato a questa scelta e la risposta è da ricercarsi nella eliminazione delle microvariazioni di velocità dovute all’elasticità del mezzo di trasmissione. L’alimentazione del motore è ricavata da una piccola unità esterna, più che sufficiente dato lo scarso assorbimento di questo.

Dedicata una mattinata al montaggio del braccio e alla messa a punto del sistema, posso iniziare l’ascolto con i “Concerti Brandeburghesi” contenuti in una ottima incisione Hungaroton di qualche anno fa (un bel po’ di anni fa!): il tono avvolgente e squillante dei corni da caccia del primo della serie esce con estrema naturalezza ed il fraseggio si disegna con precisione sullo sfondo degli archi, alternandosi ai violini che cantano all’estremo opposto della banda audio. Per quanto le mie personali preferenze vadano alla musica sinfonica, in cui giocano la ricchezza tonale ed i colori delle grandi masse orchestrali, i brani di Bach scorrono piacevoli accompagnandomi nella stesura delle note di ascolto. Primi appunti di una lunga serie di ascolti.

Fresca e vivace (riempie la sala della redazione!), la tromba del secondo Concerto dialoga con il violino nell’Allegro del primo movimento lasciando spazio alla sottile voce del flauto, che punteggia lo sfondo: ottima rappresentazione in cui le singole voci degli strumenti si fondono nel tessuto musicale mantenendo ciascuno la propria individualità, estratta con estrema precisione dal disco nero. Precisione, appunto, possibile solamente con un giradischi che garantisca quelle doti di stabilità ed assenza di rumore tali da permettere allo stilo di compiere al meglio il proprio lavoro di lettura. Nella scaletta non potevano mancare i “Quadri” di Mussorgsky, una incisione Deutsche Grammophon anni Settanta trattata come una reliquia, che a distanza di tanti anni continua ad emozionare come la prima volta: la complessa struttura dell’Amalthea regge perfettamente l’urto dei bassi che le mastodontiche JBL K2 non mancano di riprodurre con tutta la pressione necessaria e non ci sono incertezze nel tracciamento dello stilo. Mi ripeto: stabilità e precisione di funzionamento. Sembra, dunque, proprio che in casa Thesis Audio abbiano le idee ben chiare, il che se è sicuramente vero in fase progettuale, non è del tutto banale alla prova dei fatti, dato il grande numero di variabili in gioco: quello che si può dire a conclusione è che l’Amalthea è un ottimo giradischi, figlio di una razionale visione in cui gli aspetti tecnici, condensati nei materiali pregiati e nelle lavorazioni di precisione, vanno di pari passo con quelli estetici, la pietra che costituisce la base essendo il “trait d’union” tra le due facce del giradischi. Lavoro fine ed apprezzabile, quello di Thesis Audio, che speriamo di ritrovare presto sulle nostre pagine.

Certamente destinato ad un pubblico di appassionati dalle orecchie sensibili, l’Amalthea offre un design intrigante e piacevole come interfaccia immediata alla scoperta delle sue molte qualità: è innegabile che il prezzo di acquisto non sia una bazzecola, ma le particolari tecnologie adoperate, sia come scelta dei materiali che come lavorazioni, hanno un costo non indifferente. E come al solito la domanda che viene spontanea è: quanto vale la qualità? Messo alla prova, infatti, il giradischi ha mostrato un comportamento di ottimo livello e questo dovrebbe essere il principale dato per la valutazione.
Giancarlo Corsi

 


Giradischi Hi-End Thesis Audio Amalthea
Prezzo: Euro 7260,00
Distributore per l’Italia: HI-FI Center, Via Monviso 22, Pinerolo (TO). Tel. 0121 321219 – www.hi-fi-center.it

da AUDIOreview n. 290 maggio 2008